Outdoor Magazine #10-2025

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Anno 18 - Num. 10 - 2025

WHEN

ENDS,

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Rauris, Austria –Ammererhof area
Veronika Mayerhofer , skier and paraglider from Austria

Anno 18 - Numero 10 - 2025

DATI & STATISTICHE

10 I Il mercato dell’abbigliamento outdoor

PUNTO I OG

12 I La fiera outdoor estiva approda in Italia

DIGITAL BY RIDE ON

14 I Black Friday: la psicologia prima del prezzo

FOCUS SHOP

15 I Nones Sport, Castello di Fiemme (TN)

HEADQUARTER

16 I A Saint-Étienne da BV Sport

EVENTI

18 I La rassegna Mountains of Milano di Vibram

20 I The North Face Climbing Day al Solid Climbing Club

23 I Skimofestival 2026: aperte le iscrizioni

#INSIDETHERACE

22 I Re e Regina del trail running italiano

FIERE

24 I USA: cambiamento in atto

26 I Sport Achat Hiver: le testimonianze

27 I Saudi Lifestyle Week - 1^ edizione

28 I TTG Travel Experience di Rimini 2025

#MONTURAPEOPLE

30 I La traversata del Nord America in bicicletta

ACTIVE TRAVEL

32 I Un nuovo modo di raccontare il viaggio

33 I AllTrails: natura in tasca

34 I Asturie: el Norte salvaje

FOCUS PRODOTTO

36 I Ultra Raptor II GTX di La Sportiva

40 I CT, Trezeta

42 I E9

44 I Ande, Icepeak

45 I CMP

FOCUS COLLEZIONI

38 I La linea Vertigo di Montura

46 I Apreski Milano Mountain Show

48 I Reusch inaugura una nuova sede a Vignate (MI)

50 I Il Villaggio Olimpico di Scalo Romana

Erich Weitzmann, ceo di Reusch

EVOLUZIONI GLOBALI

Ci sono momenti che segnano importanti evoluzioni e punti di svolta per un determinato settore. Quello che stiamo vivendo pare essere tale per il mercato outdoor a livello globale. Già, perché è sempre bene ricordare che parliamo di un’industry ben presente praticamente in ogni parte del mondo. Certo, con particolati concentrazioni in alcuni mercati. Come ad esempio quello nordamericano. Ecco perché è particolarmente significativo l’approfondimento dedicato a questo tema che trovate nelle prossime pagine. Il dato più emblematico? Negli Stati Uniti oltre 180 milioni di persone hanno praticato attività outdoor nel 2024, con una crescita del 3% rispetto all’anno precedente. Ma non è solo questione di numeri: è cambiata la composizione stessa di chi vive l’outdoor. Crescono le famiglie, gli over 60, le comunità ispaniche e afroamericane, insieme al desiderio di esperienze autentiche, inclusive e a misura di tutti. Un outdoor più trasversale e democratico.

Con l’allargamento della base si trasforma anche il mercato: pur in una congiuntura economica che in molte aree geografiche continua a non rivelarsi brillante, il settore dell’abbigliamento tecnico outdoor globale, ad esempio, è stimato in crescita fino al 2029 con un tasso annuo del +4,6%. Il Nord America guida con il 42% del mercato globale, seguito da Asia-Pacifico ed Europa. I driver sono chiari: performance e sostenibilità, unite a digitalizzazione, omnicanalità e storytelling esperienziale.

In questo contesto, Outdoor Magazine sente forte la responsabilità di raccontare un mercato e – potremmo dire in generale – un mondo che cambia. Come facciamo in questo numero anche con una fotografia aggiornata delle principali fiere nazionali e internazionali, un indicatore sempre importante dell’evoluzione del settore. Da una parte l’Europa prova a rilanciare o consolidare i propri appuntamenti. E c’è quindi grande attesa o curiosità tra novembre e dicembre per le prossime edizioni di Performance Days a Monaco di Baviera (con un format molto verticale che ha dimostrato di funzionare bene), International Running Expo (all’esordio in quel di Amsterdam) e ISPO Winter sempre a Monaco, pur tra qualche evidente difficoltà e alcuni rumor su possibili grandi cambiamenti dal 2026.

Proseguendo poi a gennaio con Prowinter a Bolzano (che vedrà il raddoppio dei padiglioni e un ulteriore forte allargamento dell’area outdoor) e Sport Achat Hiver a Grenoble, punto di riferimento in Francia. Due fiere che cercano di rivolgersi anche a un pubblico sempre più internazionale. Obiettivo che sarà prioritario per l’ambizioso progetto dell’European Outdoor Week (segnate in grande le date, dal 14 al 20 maggio 2026) e l’integrazione tra la storica fiera europea Outdoor e i nostri cari Outdoor & Running Business Days, della quale vi abbiamo ampiamente raccontato sullo scorso numero, essendone di fatto gli organizzatori insieme all’European Outdoor Group. Tra le novità anche il previsto coinvolgimento di molte associazioni nazionali, oltre alla storica e consolidata partnership con l’Italian Outdoor Group di Assosport.

Ma sono proprio i già citati Stati Uniti che stanno rivoluzionando ancor di più l’intero sistema fieristico outdoor, con Outdoor Retailer che cambia sede (Minneaopolis) e data (19-21 agosto) per provare a riconquistare rilevanza, e format agili come Switchback e The Running Event che si fanno sempre più spazio puntando forte su community, verticalità e networking. In questo contesto è andata in scena anche la prima edizione della Saudi Lifestyle Week, che segna l’ingresso in un mercato nuovo e promettente in fase di costruzione come quello dell’Arabia Saudita.

Dopo questo tour fieristico virtuale in giro per il mondo, giusto per restare in tema, su questo numero riproponiamo in modo sempre più strutturato anche la nuova sezione Active Travel, dedicata al turismo outdoor come driver potente di cultura, benessere e anche business. Un segmento in forte crescita, con sempre più iniziative e progetti dedicati, molti dei quali con una forte impronta innovativa e digitale. Come nel caso di AllTrails, l’app che vi presentiamo in anteprima e che vanta 90 milioni di utenti globali e quasi 20.000 sentieri mappati in Italia, accessibili anche a persone con mobilità ridotta, famiglie e principianti.

In fondo, lo abbiamo già detto altre volte, ma è bene ribadirlo: l’outdoor di oggi non è solo sfida, ma soprattutto scoperta. Non è solo impresa, ma anche salute. Non è più da un pezzo una nicchia, ma un mercato sempre più globale, integrato, digitale e accessibile. Con alcune possibili controindicazioni, ma anche indubbi vantaggi.

Benedetto Sironi benedetto.sironi@mag-net.it

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Chiuso in redazione il 21 ottobre 2025 Outdoor Magazine @outdoormag_ mag-net-srl

ISPO 2025 SI RIVOLGERÀ

A TUTTO IL MONDO SPORTIVO

Una fiera che abbraccia lo sport in generale, non più solo la montagna e l'outdoor. È il nuovo spirito di ISPO 2025 che dal 30 novembre al 2 dicembre introdurrà nuovi brand, iniziative, conferenze ed eventi con l’intento di catalizzare lo scambio tra diverse discipline sportive e innovazione. Questa edizione, inoltre, vedrà un’ampia partecipazione di creator e influencer, persone che vivono e definiscono il futuro degli sport. L'invito alla condivisione, alla comunicazione e alla creazione di valore in senso più ampio si traduce in una partecipazione che comprende marchi che non appartengono solo al mondo outdoor. L’ISPO Brandnew Award rappresenterà un trampolino di lancio per i marchi che vogliono portare un cambiamento nell’industry con nuove idee e capi innovativi.

PRESENTATA LA 12ESIMA EDIZIONE DEL VALTELLINA WINE TRAIL

La 12ª edizione del Valtellina Wine Trail si terrà dall’1 al 9 novembre 2025, trasformandosi in un vero festival che unisce sport, cultura e gastronomia. Oltre 3.700 atleti da 43 nazioni parteciperanno alle tre gare da 42, 21 e 13 km, tra i suggestivi terrazzamenti vitati valtellinesi. Cuore dell’evento sarà Piazza Garibaldi a Sondrio, con stand gastronomici, expo e incontri. La settimana sarà arricchita da eventi: show anni ’90, cena stellata, street food, incontri culturali e la Family Wine Trail con Cristina D’Avena. Confermate anche le iniziative inclusive come la corsa con le joelette e la Student’s Wine Trail. L’evento promuove la sinergia tra sport e territorio in vista delle Olimpiadi MilanoCortina 2026.

FIEMME ULTRA SKY: FEEDBACK POSITIVI PER IL DEBUTTO

La prima edizione della Fiemme Ultra Sky ha debuttato con successo nonostante il meteo difficile il primo weekend di ottobre, richiamando oltre 500 atleti da 17 nazioni sui quattro percorsi da 120, 80, 55 e 30 km. La gara regina da 120 km, con 7.709 m di dislivello, è stata vinta da Marco De Salvador e Federica Michielli, su scenari spettacolari tra Latemar e Lagorai. Nella 80 km trionfano Alexander Westenbergen e Chiara Boggio; la 55 km vede vincenti Lorenzo De Rocco e Alice Paganin, mentre la 30 km, corsa in condizioni estreme, premia Luca Bertoldo e Lara De Simoi. Ottima l’organizzazione a cura di ATPower, con 270 volontari, per un evento che punta a fare della Val di Fiemme un punto di riferimento per lo skyrunning sostenibile.

IL CIRCUITO UTMB

APPRODA IN PUGLIA

UTLAC 2026

TRA TRADIZIONE E NOVITÀ

Sono aperte le iscrizioni all’UTLAC 2026, l’Ultra Trail del Lago di Como in programma dal 6 al 10 maggio 2026, con un boom immediato di richieste, aumento del 20% rispetto al 2025, e una crescente partecipazione internazionale. La novità dell’edizione è l’introduzione della UTLAC120, una gara di 122 km e 6.209 m D+ da Menaggio a Lecco, che si aggiunge alla prova regina UTLAC250 con un tracciato di 254 km in auto-navigazione, e alle distanze da 60, 30 e 15 km, tutte su percorsi balisati. In totale, sono attesi oltre 1.500 atleti da tutto il mondo, che saranno pronti a sfidarsi su percorsi spettacolari tra lago, montagne, borghi storici e vette panoramiche, rendendo il Lario un punto di riferimento per il trail running internazionale.

UTMB annuncia la prima edizione di Puglia by UTMB, in programma dal 7 al 9 novembre 2025. Con oltre 3.000 atleti provenienti da 70 Paesi, l’evento porta il prestigioso circuito UTMB nel cuore del Sud Italia. I cinque percorsi, con distanze da 10 a 140 km, attraversano canyon millenari, borghi scavati nella roccia, uliveti e tratti di costa sul Mar Ionio, offrendo un mix perfetto tra sport e scoperta del territorio. Con arrivo a Castellaneta Marina, cuore pulsante dell’evento, Puglia by UTMB punta a valorizzare la Terra delle Gravine e a promuovere un turismo lento e sostenibile nel territorio pugliese. L’iniziativa coinvolge istituzioni, enti locali e comunità, offrendo visibilità nazionale e internazionale e nuove opportunità per l’outdoor in bassa stagione.

A PERFORMANCE DAYS DI MONACO

Performance Days torna alla Messe München di Monaco il 29-30 ottobre 2025 per l’edizione autunnale, confermandosi un punto di riferimento mondiale per il settore dei tessuti sostenibili e accessori funzionali. Il tema centrale sarà “Textile to Textile – The Role of Recyclers”, che affronta le sfide e le opportunità del riciclo tessile-a-tessile in un contesto normativo sempre più orientato alla circolarità. Oltre agli stand espositivi, la fiera introdurrà nuove aree come la Creative Area, l’Innovation Hub curato dal Future Fabrics Expo, e sezioni dedicate a calzature, lana e bodywear. In programma anche Trend Forum, Expert Talks e premi per l’innovazione sostenibile.

PARTNERSHIP ESCLUSIVA

TRA ALPINESTANDARDS

E OUTBACK 97

PER IL MERCATO ITALIANO

L'agenzia Outback 97, specializzata in abbigliamento outdoor, sarà responsabile dello sviluppo commerciale di AlpineStandards sul territorio nazionale, in collaborazione con il ceo Matteo Mendiola. L’accordo, attivo da ottobre 2025, punta su una distribuzione selettiva presso retailer coerenti con i valori del brand, co-marketing locale e crescita sostenibile a lungo termine. AlpineStandards promuove qualità, performance e responsabilità ambientale, mentre Outback 97 è riconosciuta per la competenza e il posizionamento premium nel settore. Outback 97 035.61103 - info@outback.it

IL NUOVO CMP STORE A TORINO: UN PONTE TRA MONTAGNA E CITTÀ

CMP ha inaugurato il suo primo store in Piemonte, in via Garibaldi a Torino, con un evento partecipato e festoso a cui era presente anche Marco Olmo. Lo spazio, già operativo da maggio, riflette l’identità del brand: tecnicità, comfort e passione outdoor anche in contesto urbano. La scelta di Torino è strategica, essendo una città che porta verso le Alpi e le valli piemontesi. Con questo nuovo punto vendita, CMP raggiunge quota 67 store in Italia, confermandosi tra i leader del retail outdoor. Il negozio punta a diventare un luogo di incontro per eventi, atleti e community. CMP prevede altre nuove aperture a Folgaria (TN) e che all’estero entro il 2026.

RAB E RECCO

INSIEME PER LA SICUREZZA

Rab Equipment, distribuita in Italia da B-Factory, annuncia la partnership con RECCO, integrando la tecnologia di sicurezza nella collezione Autunno/Inverno 2025. I riflettori passivi RECCO, inseriti in giacche Gore-Tex Pro Shell e negli zaini Ascendor, permettono agli alpinisti di essere localizzati rapidamente dai soccorritori in caso di valanga o smarrimento, senza bisogno di attivazione o batteria. La collezione comprende giacche in piumino e impermeabili, felpe e pantaloni ad alte prestazioni per affrontare l’inverno in sicurezza. La tecnologia RECCO, adottata in oltre 900 località, supporta operazioni di soccorso anche estive, grazie a rilevatori aerei che coprono rapidamente vaste aree, migliorando la sicurezza in montagna. B-Factory - 039.9193830 - info@b-factory.it

Marco Olmo
E. Dalla Brida,

C.A.M.P. E CAI INSIEME PER IL PROGETTO EAGLE TEAM

C.A.M.P. si unisce al CAI come partner tecnico della seconda edizione di Eagle Team, iniziativa dedicata a giovani alpinisti italiani tra i 18 e i 27 anni. Il progetto, gratuito e finanziato dal CAI, offre un percorso formativo di sei settimane per sviluppare competenze tecniche, culturali e logistiche. Dopo le selezioni estive, 40 candidati si contenderanno i 12 posti finali. C.A.M.P. fornirà agli atleti attrezzature complete, tra cui piccozze, ramponi, viti da ghiaccio, imbragature e caschi. Eddy Codega, presidente di C.A.M.P., esprime orgoglio per questa collaborazione che sostiene le nuove promesse dell’alpinismo italiano.

DOLOMIA 2025

E LA PARTNERSHIP CON AKU

LA SPORTIVA RINNOVA LA COLLABORAZIONE CON IL FESTIVAL DELLO SPORT

Dal 9 al 12 ottobre 2025, Trento ha ospitato la nuova edizione del Festival dello Sport, con La Sportiva come partner ufficiale per il settimo anno consecutivo. L’evento ha celebrato sport, montagna e innovazione, unendo atleti, appassionati e pubblico. Tra le attività principali, è tornato il camp di arrampicata in Piazza Santa Maria Maggiore, organizzato con FASI e guidato da esperti come Davide Battistella e i fratelli Placci. Presenti anche atleti del team La Sportiva, tra cui Marta Carminati, Michele Boscacci, Giulia Murada e Nadir Maguet. Giulia Delladio, corporate marketing director di La Sportiva, ha sottolineato l’importanza di questo evento come momento di connessione.

Il 28 settembre, AKU ha partecipato come partner tecnico delle Aquile di San Martino alla 18ª edizione di Dolomia, un evento annuale che riunisce i gruppi alpinistici delle Dolomiti per discutere la tutela e lo sviluppo sostenibile delle vie alpinistiche. All’incontro hanno preso parte numerosi gruppi storici attivi sul territorio, con l’obiettivo di presentare nuove linee guida per la manutenzione responsabile delle vie, fondate su rispetto dell’ambiente, consapevolezza e responsabilità. Giulio Piccin di AKU ha illustrato la filosofia aziendale, che coniuga alte prestazioni tecniche e comfort, presentando tecnologie e modelli specifici per l’alpinismo tecnico. La partecipazione di AKU conferma l’impegno verso un alpinismo sostenibile e innovativo.

PIOLETS D’OR 2025:

SVELATI GIUDICI E LA “BIG LIST”

Durante il Festival dello Sport di Trento, il 12 ottobre 2025, è stata annunciata la giuria del Piolets d’Or 2025 e la lista delle ascensioni più significative del 2024. L’evento, che si terrà per la seconda volta a San Martino di Castrozza dal 9 al 12 dicembre, cuore delle Dolomiti e luogo storico dell’alpinismo, simbolo di innovazione e rispetto per la montagna, vedrà sette esperti alpinisti internazionali giudicare le imprese alpinistiche più rilevanti. Tra le novità, la Menzione Speciale per l’Alpinismo Femminile è stata assegnata alla prima salita e traversata del Lalung I, una vetta poco nota nell’Himalaya indiano, compiuta da un team tutto al femminile.

KILIAN JORNET COMPLETA DOPO 31 GIORNI STATES OF ELEVATION

Kilian Jornet ha completato States of Elevation, un progetto human-powered con lo scopo di collegare a piedi e in bici tutte le cime oltre i 14.000 piedi (circa 4.270) dei 48 stati continentali USA. In 31 giorni ha percorso 5.100 km, con 123.000 m di dislivello e 72 vette, affrontando sfide estreme come la pedalata di 1.400 km fino alla California e il freddo del Monte Shasta. L'equipaggiamento del marchio proprietario NNormal ha affiancato Kilian nel suo viaggio, che ha utilizzato solo tre modelli di scarpe, scelti per resistenza e adattabilità, e indossato abbigliamento tecnico per fronteggiare variazioni di clima e terreno. States of Elevation non era una gara, ma un viaggio di resilienza, immaginazione e rispetto per la montagna.

SALEWA CUBE INAUGURA UN NUOVO CENTRO

DI BOULDER AL WALTHERPARK DI BOLZANO

È stata inaugurata a Bolzano, nel cuore del WaltherPark, la nuova sala boulder Salewa Cube, firmata dal gruppo Oberalp. Sabato 18 ottobre, davanti a tanti appassionati, la vicepresidente Ruth Oberrauch ha tagliato simbolicamente una corda d’arrampicata al posto del tradizionale nastro, aprendo ufficialmente uno spazio di 1.100 m² dedicato al bouldering urbano. La struttura, colorata e accogliente, offre pareti moderne, una zona relax, un bar e un corner shop, oltre a un Kilter Board digitale con oltre 400.000 tracciati di allenamento. L’inaugurazione è diventata una festa collettiva tra gare, musica e brindisi. Pensato come punto d’incontro, il nuovo Cube include anche un’area bambini gestita dai Kinderfreunde Alto Adige. Con questa apertura, Oberalp consolida la propria visione: portare l’arrampicata in città, con nuove sale previste a Varese, Como e in altre località italiane nei prossimi anni.

AD APRESKI L’APPUNTAMENTO

CON L’ASSEMBLEA GENERALE ANEF 2025

L’Assemblea Generale ANEF – Associazione Nazionale Esercenti Funiviari per il 2025, ha avuto luogo quest'anno a Milano in occasione della fiera Apreski, presentando la relazione annuale e le linee guida per il futuro degli impianti a fune in Italia. La relazione traccia un bilancio positivo della stagione 2024-25: nonostante le difficoltà climatiche, gli impianti a fune italiani confermano solidità e capacità di adattamento, sostenuti da innevamento programmato e da un turismo estivo in forte crescita grazie a trekking, bici e natura. Rafforzato il dialogo con Governo e Ministeri su sostenibilità, sicurezza e rilancio dell’Appennino, e rinnovato in tempi record il CCNL del settore. L’Italia si è attestata a terzo Paese europeo per fatturato e giornate sci. Infine, con il manifesto “Ritmo Verticale”, Ghezzi delinea una montagna rispettosa, innovativa e connessa, dove tradizione, tecnologia e comunità costruiscono un futuro consapevole e competitivo.

GRUPPO TECNICA: I MARCHI SCI

SOTTO UN’UNICA DIVISIONE ALPINA

POOL SCI ITALIA, LA “TAPPA ZERO” DEL PROVE LIBERE TOUR A MILANO

Il Pool Sci Italia, Consorzio Fornitori delle Squadre Nazionali di Sci Alpino, ha partecipato all’Apreski Milano Mountain Show dal 16 al 19 ottobre 2025 al MIND di Milano. L’evento ha unito industria, turismo, istituzioni e sport, con focus sui giovani e in vista delle Olimpiadi Milano Cortina 2026. Il Pool Sci ha presentato la “tappa zero” del Prove Libere Tour, il più grande ski test pubblico in Italia, con un villaggio espositivo e una pista sintetica per provare sci e attrezzature. Sabato 18 ottobre si è tenuto “The Champions Fit Show” con 12 atleti azzurri e 200 bambini hanno ricevuto il pettorale “Never Give Up”, simbolo di determinazione, per celebrare la passione e sostenere la crescita dei giovani sciatori.

Tecnica Group riorganizza la propria struttura unendo i marchi Blizzard, Nordica e Tecnica sotto una sola direzione: nasce così la Divisione Alpina, affidata a Luka Grilc, già protagonista del rilancio di Nordica. L’obiettivo della ristrutturazione è favorire collaborazione, innovazione e sinergie tra i brand, mantenendo al tempo stesso la loro identità distintiva. “Sono felice e onorato di continuare questo percorso con due marchi iconici come Blizzard e Tecnica”, ha commentato Grilc. Il ceo Andrea Dorigo, entrato in azienda lo scorso aprile dopo un’esperienza in adidas, ha sottolineato che questa strategia punta a rafforzare la visione unitaria del gruppo e a valorizzare le eccellenze di ciascun marchio nel panorama mondiale dello sci.

Luka Grilc, general manager Alpine Division Tecnica Group

L’ABBIGLIAMENTO TECNICO CORRE

Performance, sostenibilità e tecnologia guidano un mercato con un potenziale di crescita di 3,35 miliardi di dollari entro il 2029: l’analisi di Technavio a livello globale di Sara Canali

Un totale di 3,35 miliardi di dollari* entro il 2029: è questa la stima della crescita prevista del mercato globale dell'abbigliamento outdoor secondo la ricerca “Outdoor Sports Apparel Market Growth Analysis - Size and Forecast 2025-2029”, pubblicato nel febbraio 2025 da Technavio. La struttura del documento rivela un'analisi dettagliata per segmentazione, includendo la suddivisione per utente finale, canale di distribuzione, attività outdoor e tipo di prodotto venduto, ma anche un'analisi geografica approfondita, coprendo regioni come Nord America, APAC, Europa e Sud America. Con un tasso medio annuo (CAGR) del 4,6%, la spinta principale arriva dall’aumento della partecipazione alle attività outdoor soprattutto per quanto riguarda hiking, running, climbing, bike e sport acquatici, e da un consumatore sempre più orientato a stili di vita attivi, benessere personale e turismo sostenibile.

PERFORMANCE E SOSTENIBILITÀ

La ricerca sottolinea come, all’aumento di appassionati del mondo outdoor, si affianchi una crescente domanda di abbigliamento tecnico che abbia due driver principali: la performance e la sostenibilità. Giacche con ventilazione a zip, pantaloni con isolamento sintetico, tessuti waterproof e traspiranti, capi con protezione UV o trattamenti anti-insetto rappresentano oggi segmenti chiave del mercato. Anche l’integrazione di tecnologie wearable come sensori integrati, sistemi di monitoraggio della performance e tessuti intelligenti sta diventando un fattore distintivo per i brand che operano nell’alto di gamma. Questo anche perché il fruitore è un appassionato sempre più consapevole e informato che invece in ciò che reputa funzionale alla propria necessità. Non solo, secondo i dati raccolti, la sostenibilità è passata da leva reputazionale a requisito competitivo: la ricerca di materiali riciclati e la tracciabilità della supply chain sono ormai diventati standard fondamentali e imprescindibili. Marchi leader di mercato come Patagonia, The North Face e Columbia hanno lanciato linee “circolari” e capsule in materiali riciclati, mentre collaborazioni cross-settoriali come quella tra The North Face e Google per lo sviluppo di giacche smart con sensori ambientali testimoniano la convergenza tra outdoor, tecnologia e green economy.

Germania, Regno Unito e Giappone, la diffusione delle private label limita la crescita dei brand storici, ma contribuisce a rendere il settore più competitivo e diversificato. Non mancano tuttavia le criticità. L’aumento dei costi delle materie prime come fibre sintetiche, lane tecniche, piume e materiali isolanti, incide sui margini e rende più complesso il controllo della redditività. L’utilizzo di fibre aramidiche e materiali avanzati, indispensabili per garantire leggerezza, resistenza e isolamento termico, comporta costi elevati di approvvigionamento e produzione. Per questo motivo, l’ottimizzazione dei processi e la ricerca di nuovi fornitori rappresentano oggi priorità strategiche per molti brand che però devono sempre fare i conti con fornitori che rispettino le linee guida della sostenibilità sociale e ambientale.

PROSPETTIVE SULLE DIMENSIONI DEL MERCATO (MILIONI DI DOLLARI)

COSA E DOVE CRESCE DI PIÙ

Per quanto riguarda le categorie di prodotto, la ricerca di Technavio sottolinea come il segmento maschile risulta il più dinamico, con una crescita annuale prevista superiore a quella femminile e junior. Nel 2019 valeva già 6,16 miliardi di dollari e oggi continua a espandersi grazie all’evoluzione delle tendenze estetiche e alla diffusione dello sportswear come abbigliamento lifestyle. A livello geografico, il Nord America si conferma il principale motore di crescita, con una quota stimata del 42% sul totale mondiale nel periodo di previsione. Seguono l’area Asia-Pacifico e l’Europa, dove la spinta arriva da mercati come Germania, Italia e Regno Unito, caratterizzati da una forte tradizione outdoor e un alto livello di penetrazione dei canali digitali. In questo senso, il mercato dell’abbigliamento outdoor si conferma uno dei più dinamici dell’intera industry sportiva.

MARKETING

L’evoluzione del mercato è sostenuta anche da un cambio di paradigma nel marketing: i brand infatti utilizzano sempre più strategie digitali basate su storytelling, influencer e content marketing per costruire una propria community e rafforzare la fedeltà dei consumatori. Le piattaforme online e i canali diretti consentono di raccogliere dati sulle preferenze degli utenti, integrandoli con sistemi di analytics per migliorare prodotto e customer experience. D’altra parte le tecnologie di performance tracking stanno ridefinendo la relazione tra brand e sportivi, permettendo un’interazione costante e personalizzata. Allo stesso tempo, il canale e-commerce si consolida, offrendo assortimenti più ampi e servizi omnicanale che rispondono alle esigenze di praticità e immediatezza del pubblico outdoor.

* Un dato che va a incrementare il valore globale del mercato stimato a 15,9 miliardi di dollari secondo l'ultimo rapporto di IMARC Group, intitolato "Outdoor Sports Apparel 2025-2033".

MERCATO DELL'ABBIGLIAMENTO SPORTIVO OUTDOOR

Condivisi dall'utente finale (%)

ACCELERARE

Bambini Momento di crescita su base annua (2025 su 2024)

Tasso medio annuo dal 2024-2029

UN MERCATO FRAMMENTATO

3350.9 milioni di dollari

Crescita incrementale tra 2024-2029

Accanto ai grandi brand del mondo outdoor, cresce la presenza dei marchi private label. Questi operatori, spesso legati alla distribuzione retail, stanno conquistando quote di mercato grazie a un posizionamento più accessibile e a un miglioramento qualitativo costante. Nei mercati maturi come Stati Uniti,

Segmento maschile

La ricerca completa si può richiedere sul sito di Technavio

della crescita avrà origine dal Nord America
Uomini
Donne

Chi sta riscrivendo l’outdoor americano

Nel 2024, negli Stati Uniti, sono 181,1 milioni gli appassionati delle attività all’aria aperta: sono i dati dell’Outdoor Participation Trends Report 2025 che disegna una nuova partecipazione

Gli Stati Uniti rappresentano il mercato di riferimento per volumi e innovazione per quanto riguarda il segmento dell’abbigliamento outdoor. Per questo motivo abbiamo preso in considerazione i dati raccolti dall’“Outdoor Participation Trends Report 2025” redatto dall’Outdoor Industry Association* con l’obiettivo di fornire una fotografia aggiornata del pubblico di riferimento degli States dove sempre più appassionati si avvicinano all’Outdoor. Facendo riferimento ai dati del 2024, questa ricerca rivela un record di 181,1 milioni di partecipanti, numero che rappresenta una crescita pari al 3% e che coinvolge circa il 58,6% di tutti gli americani di età pari o superiore a 6 anni. Quello che si evince da questo report, inoltre, è che il bacino di utenza complessivo dei partecipanti alle attività outdoor sta sì aumentando dal punto di vista numerico, ma soprattutto si sta diversificando, spingendo diversi segmenti della popolazione ad avvicinarsi alle avventure all’aria aperta. Insomma, dal 2019, la base di partecipanti è aumentata di 32 milioni di persone solo negli States. Gli incrementi si sono registrati in fasce di età diverse, dai giovani ai meno giovani, ma anche tra fasce di reddito ed etnie diverse: una passione che dilaga senza fare distinzione. Nell’offerta outdoor, spicca l’interessa per le passeggiate, le escursioni, la pesca, il campeggio, la bicicletta e il trail running con una crescita media per ciascuna di queste attività di circa 2,1 milioni di partecipanti. Nonostante l'indebolimento delle condizioni economiche, la prospettiva di una crescita del numero di americani che praticano attività outdoor è dunque è molto forte. Questo ampliamento della base utenti sta ridefinendo le strategie dei brand, che puntano su prodotti più versatili, inclusivi e funzionali.

PARTECIPAZIONE IN AUMENTO

La crescita più significativa negli Stati Uniti arriva oggi da quei gruppi demografici che, storicamente, erano considerati “non tipici” partecipanti dimostrando come, anche il settore outdoor, stia diventando più inclusivo, ampio e rappresentativo della società reale. Tra i gruppi in maggiore espansione spiccano i partecipanti neri, che tra il 2023 e il 2024 sono aumentati del 12,8%, pari a 2,3 milioni di persone in più. Anche la comunità ispanica registra un incremento importante: +11,8%, ovvero 2,8 milioni di nuovi partecipanti. Crescono anche i laureati delle scuole superiori senza istruzione universitaria (+11,2%) e, sorprendentemente, le famiglie con un reddito superiore ai 100.000 dollari l’anno che segnano un aumento del 10,7%. Questo

>> TENDENZE DEMOGRAFICHE

>> CRESCITA COMPLESSIVA

Nel 2024 la base di partecipanti è cresciuta del 3% a un record di 181,1 milioni, pari al 58,6% di tutti gli americani di età pari o superiore a 6 anni

Dal 2019 la base di partecipanti è cresciuta di 32 milioni, ma le uscite medie per persona sono diminuite di 5 uscite / anno, segnalando una partecipazione più casuale

dimostra come la partecipazione non sia più solo una questione di accessibilità economica, ma anche di ricerca di valore, esperienza e appartenenza. Un altro dato interessante riguarda gli anziani, ovvero le persone di 65 anni o più, la cui partecipazione è cresciuta del 7,4% e più che raddoppiata nell’ultimo decennio. È la conferma di un trend globale: gli over 65 sono oggi più attivi, informati e motivati a mantenere uno stile di vita dinamico rispetto alle generazioni precedenti. Anche i giovanissimi (6–12 anni) registrano un aumento del 5,6%, così come le famiglie con i bambini (+66%). Un altro segnale positivo arriva dal ritorno dei cosiddetti “partecipanti core”, ovvero coloro che partecipano con maggiore frequenza e costanza. Dopo un decennio di declino, questo segmento è tornato a crescere, con 5 milioni di nuovi partecipanti nel 2024. A guidare l’aumento ci sono soprattutto i giovani adulti (18–24 anni, +6%), gli over 65 (+4,2%), i partecipanti neri core (+11,4%) e gli ispanici core (+5,7%). Un mix intergenerazionale e multiculturale che ridisegna completamente il profilo dell’appassionato tipo.

I GRUPPI IN CALO

Si osserva invece un calo tra i partecipanti bianchi (-1,1%, ovvero 1,3 milioni di persone in meno) e tra i partecipanti asiatici o delle isole del Pacifico, con 382.000 persone in meno rispetto all’anno precedente. Anche la fascia d’età 45–54 anni mostra un leggero arretramento (-1,5%), forse legato a carichi lavorativi più intensi o a una minore disponibilità di tempo libero. Inoltre, c’è un altro fattore di riflessione: la frequenza media delle uscite per persona è diminuita di circa cinque all’anno rispetto al 2019. In altre parole, la platea cresce, ma cresce soprattutto la componente dei frequentatori casuali. È un segnale di democratizzazione della partecipazione, ma anche una sfida per chi mira a fidelizzare e trasformare la curiosità in abitudine.

* L'Outdoor Foundation and Outdoor Industry Association (OIA) finanzia la ricerca dell'Outdoor Participation Trends Report che pubblica i risultati ogni anno

Puoi acquistare il report qui

LA FIERA OUTDOOR ESTIVA APPRODA IN ITALIA

Quella che andrà in scena a Riva del Garda a maggio rappresenta un traguardo storico per il nostro settore _ a cura dell'Italian Outdoor Group

È ufficiale: nel 2026 la fiera outdoor estiva europea non si terrà più in Germania, ma a Riva del Garda, in Italia! Una notizia che ha fatto rapidamente il giro del nostro settore e che oggi possiamo finalmente celebrare anche qui, nel nostro Punto IOG: l’Italia ospiterà la fiera internazionale di riferimento per il mondo outdoor.

Per noi di Italian Outdoor Group, si tratta di una conquista straordinaria. Un successo che ha un valore simbolico, certo, ma anche profondamente concreto: non solo perché la manifestazione si svolgerà nel nostro Paese, ma anche, e soprattutto, perché a organizzarla sarà MagNet, nostro partner storico e organizzatore degli ORBDAYS, con cui collaboriamo fin dalla prima edizione.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un cambiamento evidente nelle dinamiche fieristiche del comparto. Le ultime edizioni di Outdoor by ISPO a Monaco hanno faticato a intercettare l’evoluzione del mercato e le nuove esigenze degli operatori. In parallelo, gli Outdoor & Running Business Days hanno continuato a crescere, edizione dopo edizione, attirando sempre più espositori, buyer internazionali, media e stakeholder. Un format efficace, capace di unire esposizione di prodotto, networking, formazione e test sul campo. Una manifestazione che, anche grazie al supporto della nostra associazione e alla collaborazione con ICE Agenzia, ha avviato un solido percorso di internazionalizzazione.

La decisione dell’European Outdoor Group di costruire la nuova fiera proprio a partire dagli ORBDAYS, all’interno di una settimana interamente dedicata all’outdoor, rappresenta una svolta importante e necessaria. Non si tratta semplicemente di un nuovo evento,

ma dell’evoluzione di un format fieristico che punta a offrire contenuti, relazioni, innovazione ed esperienze: esattamente ciò che oggi chiede il mercato. Inoltre, Riva del Garda, immersa nel cuore dell’outdoor italiano, è la cornice ideale per questo nuovo capitolo. Un risultato che ci stimola e ci responsabilizza.

Siamo orgogliosi che l’Italian Outdoor Group abbia giocato un ruolo attivo in questo percorso. Abbiamo sempre creduto nel valore della collaborazione e nella forza del fare sistema. Nei prossimi mesi saremo al fianco di MagNet ed EOG per contribuire a costruire un appuntamento di alto profilo, irrinunciabile per tutte le aziende del nostro settore.

PUNTO IOG

THUNDER LEATHER

Thunder Leather Mid WP con la tomaia in pelle e con membrana impermeabile Water Stopper. La scarpa perfetta per l’inverno, versatle sia per un trekking che per i weekend fuori porta.

BLACK FRIDAY: LA PSICOLOGIA PRIMA DEL PREZZO

Non è più solo una corsa allo sconto: oggi questo appuntamento attiva aspettative, comportamenti e dinamiche complesse. Per i brand, la sfida è trasformare hype e bias cognitivi in leve strategiche, generando valore ben oltre le 24 ore dell’evento

La maggior parte dei retailer vive il Black Friday come un male necessario: margini compressi, logistica sotto stress, clienti che aspettano solo le promozioni per acquistare. Ma questa visione coglie solo metà della realtà. Oggi, infatti, il gioco è cambiato: i consumatori non aspettano più solo gli sconti. Spinti dalla FOMO (Fear Of Missing Out) e dal bias dell'urgenza, pianificano gli acquisti settimane prima costruendo wishlist, riempiendo carrelli e monitorando i brand preferiti già da ottobre. Ridurre il Black Friday a una corsa al ribasso erode il valore percepito del marchio. Per le aziende la vera sfida non è partecipare con sconti più aggressivi, ma progettare esperienze capaci di attrarre nuovi clienti, stimolare il riacquisto e fidelizzare.

SI PUÒ SALTARE IL BLACK FRIDAY?

Attenzione: non partecipare al Black Friday non è una scelta strategica. È un regalo ai competitor. I consumatori hanno ormai integrato questo evento nella loro agenda mentale d’acquisto. Quando arriva novembre, cercano attivamente le offerte dei brand che seguono. Se non ci sei, non stai solo rinunciando a vendite immediate. Stai offrendo ai tuoi clienti più fedeli l'opportunità di scoprire la concorrenza. Chi non presidia questa finestra temporale rischia di perdere rilevanza proprio nel periodo di massima attenzione commerciale. Sviluppare una strategia coerente con il calendario degli eventi non è più un'opzione. È una necessità competitiva.

FIDELIZZAZIONE

TRASFORMARE IL BLACK FRIDAY IN UNO STRUMENTO DI

Il Black Friday può essere il momento più strategico dell'anno per costruire relazioni durature e premiare i clienti più fedeli. Ecco come trasformarlo da semplice evento promozionale a porta d’accesso alla relazione con il brand. Convertire l'attesa in vendite: se l'acquisto è guidato dall'attesa, l'hype è la miccia. Creare aspettativa significa scaldare il pubblico nelle settimane precedenti con liste esclusive, countdown e campagne mirate. È la stessa logica dei lanci Apple o Netflix: l'attesa del piacere diventa essa stessa il piacere. Per le aziende, questo si traduce in una pianificazione editoriale che accompagna il consumatore, generando curiosità e coinvolgimento progressivo. Al momento del "via", il pubblico non percepisce una semplice promozione ma sente di partecipare a un evento. L'approccio funziona attraverso un doppio binario: da un lato diventa l'occasione perfetta per premiare la fedeltà esistente con accessi anticipati, sconti esclusivi e prodotti in anteprima. I clienti più affezionati si sentono riconosciuti e il loro legame con il brand si rafforza. Dall'altro, rappresenta il momento ideale per abbassare le barriere d'ingresso: nuovi clienti possono testare prodotti e servizi a condizioni vantaggiose, scoprendo il valore reale del marchio.

Vendere senza svalutarsi: il rischio più insidioso del Black Friday è l'erosione del valore percepito. Per evitarlo, bisogna cambiare focus. Invece di tagliare i prezzi, aggiungi valore: omaggi esclusivi, bundle curati, servizi premium come resi estesi o personalizzazioni gratuite. Il cliente percepisce un vantaggio concreto senza che il brand sembri "svenduto". Questa strategia non solo protegge il posizionamento, ma spesso genera margini più alti rispetto ai semplici ribassi.

Segmentare: non tutti i clienti sono uguali e il Black Friday è il momento perfetto per dimostrarlo. La segmentazione è una parte fondamentale della strategia: i clienti VIP meritano accessi anticipati e benefit esclusivi, mentre i nuovi prospect hanno bisogno di percorsi di scoperta del brand fluidi e immediati. La chiave è progettare il Black

Friday come trampolino verso il Natale, costruendo comunicazioni post-evento che stimolino naturalmente il riacquisto e trasformino l'occasione in relazione duratura.

IL PARADOSSO DEL BLACK FRIDAY:

PERCHÉ I CLIENTI NON COMPRANO SEMPRE IL PIÙ SCONTATO?

I consumatori arrivano al Black Friday con un'idea chiara: trovare l'affare perfetto al prezzo più basso. Ma a volte la realtà è diversa. Spesso l’acquisto avviene su prodotti meno scontati, mossi non dal risparmio ma dall'energia e dall'urgenza generate dalle comunicazioni del brand. Come è possibile? Entrano in gioco i bias cognitivi che guidano le decisioni d'acquisto:

• la scarsità percepita ("ultimi pezzi disponibili")

• l'urgenza temporale ("offerta valida solo oggi")

• la prova sociale ("scelto da migliaia di clienti")

Questi meccanismi riducono i tempi di riflessione e accelerano le decisioni. Le aziende che sanno sfruttare queste leve in modo etico hanno la possibilità di massimizzare le conversioni.

CASE STUDY:

QUANDO L’HYPE GENERA FATTURATO

Un esempio concreto dimostra la forza di questa impostazione. Un brand fashion, attivo nel Black Friday con una lista esclusiva e un piano di comunicazione pertinente, ha registrato risultati sorprendenti: +72% di revenue nel periodo promozionale, di cui oltre 90 mila euro solo dalle email. La prima comunicazione alla waiting list, inviata prima dell’apertura delle promo, ha generato 43 mila euro da appena 424 click. Il dato racconta due cose: l’hype può portare vendite anche a prezzo pieno, e la strategia non si esaurisce in pochi giorni. Al contrario, si trasforma in un acceleratore di fidelizzazione, che accompagna l’utente fino agli acquisti natalizi.

CONCLUSIONI

Il Black Friday non è più un semplice appuntamento commerciale: è un fenomeno culturale che plasma aspettative e comportamenti. Per imprenditori e retailer la sfida è generare valore ben oltre le 24 ore del Black Friday. Solo chi saprà cavalcare hype, bias cognitivi e stagionalità comunicando in modo estremamente pertinente, trasformerà il Black Friday in un evento di crescita sostenibile e duratura.

Case study brand fashion

Ride On è una digital agency che unisce strategia, marketing e tech per supportare i brand nei settori sport, lifestyle e fashion. Si distingue per un approccio collaborativo e data-driven, affiancando i marchi come partner strategico e integrando competenze in e-commerce, marketing automation e sviluppo di prodotti digitali. La mission dell’agenzia è contribuire alla crescita dei brand attraverso strategie di comunicazione pertinenti, relazioni solide con gli utenti, processi di conversione ottimizzati e soluzioni digitali su misura. Partner certificato di Shopify e Klaviyo, Ride On combina creatività, tecnologia e analisi dei dati per generare risultati concreti e misurabili, con l’obiettivo di attrarre traffico qualificato e favorire una crescita sostenibile nel tempo. SCOPRI DI PIÙ

Montura Store a Ponte nelle Alpi (BL)

Quando Franco Nones, primo campione olimpico italiano della storia di sci di fondo, si è ritirato nel ‘72, ha portato tutta la determinazione che l’ha consacrato oro ai Giochi di Grenoble del ’68 nel suo nuovo lavoro: prima fornitore di sci e prodotti per i negozianti, che l’ha spinto a girare l’Italia per anni, e poi ufficialmente titolare di Nones Sport, il punto vendita di Castello di Fiemme (TN) e oggi in mano al figlio Lodovico, proprietario da cinque anni ma dipendente del negozio da 30. Tra l’esperienza di Franco e un profondo legame con la Valle, lo store può garantire un’ampia offerta per tutto l’anno, spaziando inoltre dal noleggio dei passeggini alle bici elettriche. Ne abbiamo parlato proprio con Lodovico Nones.

Lodovico, quando è nato il negozio e su quali premesse?

zazione sono molto alti e il mercato non è ancora maturo, dunque il progetto al momento è fermo. Eppure, per via dei cambiamenti climatici, sarà proprio questo sport a essere il futuro dello sci di fondo. Ma finché non ci sarà un supporto sufficiente dalle Federazioni, non ci saranno neanche aziende disposte a investirci, e il mercato resterà una nicchia.

DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE

Situato a Castello di Fiemme (TN), Nones Sport tramanda l’eredità e la determinazione del fondatore Franco, oro nello sci di fondo alle Olimpiadi Invernali di Grenoble del ’68, grazie alla passione del figlio Lodovico di Benedetta Bruni

La società è nata nel 1972 e si è trasformata in negozio fisico nel 1975: quando mio padre Franco Nones (il primo campione olimpico italiano della storia dello sci di fondo) ha smesso di gareggiare, l’azienda per cui correva gli aveva dato l’esclusiva di alcuni brand per l’Italia, e da quel momento ha iniziato a girare per negozi come fornitore. Ha lavorato nel garage di casa finché ha ufficialmente potuto aprire il negozio. Sono ormai 50 anni che siamo aperti, 30 che io lavoro qui e circa cinque che mio padre ha lasciato la gestione a noi figli.

Dalla vostra esperienza, com’è evoluto il mercato outdoor negli anni? Oggi c’è una tendenza al hiking leggero: le pedule sono più morbide e comode rispetto a una volta e anche gli zaini sono più piccoli – tempo fa il litraggio predefinito era il 45 litri, ora invece si va più sul 22-25. Il trekking è evoluto sulla scia di altri sport come il vertical o lo skyrunning. Di conseguenza anche le calzature si sono diversificate e il cliente può ora scegliere tra una scarpa mid da corsa o una alta da escursionismo e così via. Anche l’abbigliamento è diventato più tecnico, leggero ed elastico. Un altro trend è il noleggio: un segmento che da noi va molto è il noleggio dei passeggini per le camminate in montagna, di cui ogni anno abbiamo una vera e propria lista d’attesa. D’altronde, l’esperienza in montagna è sempre più facilitata dagli impianti di risalita, anche se quest’anno le valli hanno risentito dell’aumento dei prezzi e gli stipendi sempre bassi.

Come si traduce l’esperienza del proprietario e medaglia olimpica Franco Nones nell’offerta del negozio?

Ha riversato nell’azienda tutto il suo impegno da atleta, ma anche tutta l’esperienza che ha maturato girando da solo oltre 300 negozi. Ha creato una rete di rappresentanti e ha fondato un’azienda di import fino al 2000, che è cresciuta molto negli anni d’oro dello sci di fondo e ci ha reso competitivi. Nel frattempo ha aperto lo store e un altro punto vendita CMP di Cavalese. In tutto questo c’è stata sempre una costante, ovvero la sua incrollabile determinazione, ora raccontata anche in un libro sulla sua vita.

Quali sono le caratteristiche dei prodotti Globulo Nero e come nasce il marchio?

È nato nel 2008 e l’intento era portare innovazione nel settore: abbiamo infatti realizzato il primo skiroll in monoscocca di carbonio, ma i costi di realiz-

Come riuscite a mantenere continuità durante l’anno e attraverso le stagioni?

La nostra fortuna è di essere riusciti a dimostrare che mettiamo sempre il cliente al centro. Questo significa adeguare l’offerta in base a chi frequenta il negozio in modo che non sia troppo di nicchia. Cerchiamo di avere dei prodotti che siano di uso comune, come scarpe da trekking per tutti o calzature di uso quotidiano. Dall’altra parte, essendo specializzati in sci di fondo, abbiamo un’ampia gamma di prodotti anche per i più esperti. Come in tutte le zone di montagna, poi, in bassa stagione possiamo contare sulla gente del territorio che viene da noi per i propri acquisti.

Chi è il cliente tipo che si reca da voi per il noleggio?

La maggior parte del noleggio è occupato dallo sci di fondo: riforniamo tutto il settore giovanile delle scuole del territorio. Oggi serve un attrezzo specifico per le gare e uno per l’allenamento, quindi il materiale si moltiplica e fa sì che il nostro target principale siano proprio i corsisti. Di recente notiamo che anche l’adulto tende a noleggiare uno sci più performante, nuovo e da gara ogni stagione, anche se non partecipa a competizioni. Per l’estivo offriamo, oltre ai già menzionati passeggini, i kit da ferrata, le bici muscolari e le eBike, che sono molto apprezzate e di cui abbiamo 30 unità. Purtroppo le ciclabili in Val di Fiemme non sono ancora così sviluppate, ma per quanto vengono utilizzate queste bici le nostre valli potrebbero aspirare a molto meglio.

Siete stati i partner e Andrea Tomè l’organizzatore della FUSKY: che ruolo ha avuto per voi e per il territorio?

Era il sogno di Andrea ma per realizzarlo c’è voluto tanto coraggio, ma il successo dell’evento ha parlato da sé. Il team è stato bravo ad affrontare il maltempo mettendo la salute dei corridori al primo posto, che non è sempre scontato. Noi abbiamo dato una mano a livello di sponsorizzazione e siamo stati vicini ad Andrea come potevamo. Certo, i complimenti vanno ai sei dell’organizzazione. Noi in Val di Fiemme siamo molto legati alle manifestazioni, e vederne una realizzata da persone del territorio ci ha spinto ad aiutarli con piacere.

>> SCHEDA TECNICA

Nome: Nones Sport

Indirizzo: via Roma, 66

Castello di Fiemme (TN)

Telefono: 0462.230330

E-mail: info@nonessport.it

Sito: nonessport.it

Facebook: Nonessport

Instagram: @nonessport

E-commerce: nonessport.it

Titolare: Lodovico Nones

Anno di apertura: 1972

Vetrine: tre Personale: sette

Mq commerciali totali: 700 mq

Mq calzature: 100 mq

Mq abbigliamento: 200 mq

Discipline trattate: sci di fondo, trekking, cycling Noleggio attezzatura: Sci fondo e alpino, eMtb, mtb, set da ferrata

MARCHI

Calzature: Brooks, HOKA, Craft, Dolomite, Kayland, Rossignol, Salomon

Abbigliamento: CMP, Icepeak, Karpos, Luhta, Maloia, McKinley, Ternua

Attrezzatura: C.A.M.P., Gabel, Hydroflask, Leki, McKinley, Osprey, Salomon

Lodovico Nones, proprietario Nones Sport

A SAINT-ÉTIENNE, LÀ DOVE NASCONO I BOOSTER

BV Sport ha aperto le porte della sua sede francese per raccontare la scienza e la passione cha hanno dato vita ai leggendari gambali a compressione. Qui ogni filo intreccia una storia di ricerca e innovazione _ dalla nostra inviata Manuela Barbieri

C’è una città, nel cuore della Francia, che da sempre vive di sport. Si chiama Saint-Étienne e oltre a essere celebre per il suo storico club di calcio –quello che ha lanciato fuoriclasse del calibro di Michel Platini, la cui maglia verde è ancora appesa nella brasserie dello stadio Geoffroy Guichard – lo è anche perché culla di un’altra leggenda: i Booster. Sì, proprio loro, i celebri gambali a compressione che in Francia indossano tutti calciatori e che hanno dato il nome a un’intera categoria di prodotto. Come “Rimmel” per il mascara e “Scotch” per il nastro adesivo, anche “Booster” è diventato un termine universale nel linguaggio degli sportivi. Un piccolo grande gol segnato dall’azienda francese BV Sport che ha saputo trasformare un’intuizione medico-scientifica in un’icona internazionale di tecnologia e performance.

Ed è proprio qui, tra le colline verdi del Parco Naturale del Pilat, che BV Sport ha aperto le porte della sua sede a un gruppo di giornalisti italiani, tra cui noi di Running Magazine e Outdoor Magazine. Ad accoglierci, Nicolas e Thomas Corona, la seconda generazione alla guida dell’azienda dopo il padre Salvatore Corona, imprenditore visionario che nel 2006 scommise su un progetto nato nel 1989 dall’intuizione di due medici vascolari: migliorare le prestazioni degli atleti attraverso la scienza della compressione.

Oggi BV Sport è un esempio di equilibrio tra tradizione e innovazione: una filiera interamente francese, una produzione integrata, un centro di ricerca e sviluppo interno, ma soprattutto un team giovane e affiatato di 40 persone che, anno dopo anno, ha saputo rinnovare l’immagine del brand senza intaccarne l’anima tecnica. Nella squadra c'è anche Manuela Corona, colei che ha portato il marchio in Italia, e che oggi, grazie anche alla sua rete di 11 agenti, gioca un ruolo strategico nel dialogo tra la casa madre e le esigenze degli sportivi italiani.

FULL IMMERSION NELLA

COMPRESSIONE SELETTIVA, LA SCIENZA DIETRO IL BOOSTER

Durante la visita, Julien Romain - responsabile ricerca&sviluppo e formazione - ci ha guidati nel cuore pulsante della ricerca BV Sport: la compressione selettiva. A differenza di quella uniforme tradizionale, la tecnologia brevettata dall’azienda francese si basa su un’alternanza calibrata di maglie morbide, semi-rigide e rigide, distribuite in modo specifico in base all’anatomia e alla fisiologia dell’atleta. Il risultato è un miglior ritorno venoso, una riduzione delle vibrazioni e delle oscillazioni muscolari e un affaticamento ritardato nel tempo. Nata dalla stretta collaborazione con la Facoltà di Ingegneria di Saint-Étienne, questa tecnologia ha portato nel 2011 al lancio del primo Booster Elite, poi evoluto nel più recente Booster Elite Evolution, ancora più performante, oltre che più leggero del 25% e realizzato con filati ancora più morbidi.

TOUR ALL’IMPIANTO PRODUTTIVO DI SAINT-ÉTIENNE

Interamente dislocata a Saint-Étienne, l’unità produttiva di BV Sport dà vita all’intera gamma di prodotti a contenzione/compressione, oltre a una linea ultra tecnica di calze corte.

Ogni modello nasce seguendo specifiche rigorose, definite dal centro di ricerca e sviluppo che combina l’esperienza di medici sportivi e ingegneri tessili. Tutti i prodotti a contenzione/compressione vengono realizzati su macchine per maglieria medica circolare, una tecnica che consente di ottenere un livello di compressione e un taglio estremamente precisi. I motivi grafici non sono stampati, ma prendono forma dall’intreccio dei filati stessi. Un processo che racconta l’approccio sartoriale e al tempo stesso altamente tecnico che da sempre contraddistingue i prodotti BV Sport.

100% MADE IN FRANCE

Quanto è importante e strategico per voi mantenere una filiera produttiva radicata in Francia e come questo aspetto incide sulla percezione del marchio? Dipendere da terzi può essere rischioso, ce ne siamo resi conto proprio durante il periodo del Covid. Avere il controllo diretto della produzione ci permette di gestire inoltre la ricerca e lo sviluppo. Tutto è a portata di mano: possiamo testare nuovi materiali, creare prototipi e fare tutte le prove necessarie direttamente nel nostro stabilimento, senza dipendere da fornitori esterni. In BV Sport è in atto un piano di espansione produttiva: attualmente disponiamo di 38 macchine, ma l’obiettivo entro un anno è arrivare a 65. Aumentando la nostra capacità produttiva, rispondere più rapidamente alle esigenze del mercato.

Quali sono le principali sfide che state affrontando oggi nel mercato dell’abbigliamento tecnico?

Le principali sfide riguardano i costi di produzione, sempre più alti a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime, e ovviamente la concorrenza dei prodotti provenienti dalla Cina. È impossibile essere competitivi mantenendo standard di qualità ed eccellenza tecnica al pari dei nostri.

Quali opportunità intravedete nel medio termine? Nel medio termine vediamo importanti opportunità di crescita in nuovi segmenti. Da circa un anno abbiamo ricominciato a investire nel mercato del trekking e quest’inverno torneremo anche con una linea dedicata allo sci. L’obiettivo è mantenere sempre lo stesso approccio che contraddistingue BV Sport: prodotti di alto livello, con un design originale e una qualità tecnica elevata. Qualche anno fa abbiamo sviluppato anche una calza specifica per il padel, ma si tratta di un settore molto diverso dal nostro che richiede una rete di agenti dedicata. Al momento preferiamo però concentrarci su segmenti per noi più strategici.

INTERVISTA A NICOLAS CORONA, titolare (insieme al fratello Thomas)
>> LA FORZA E IL VALORE DI UNA FILIERA
Maurizio
Torri

INTERVISTA A GUILLAUME BAY, responsabile del mercato internazionale

>> STRATEGIA GLOBALE E REATTIVITÀ

PRODUTTIVA: È COSÌ CHE BV SPORT

CONQUISTA NUOVI MERCATI

Quali sono oggi i mercati esteri più performanti e promettenti per BV Sport?

Dopo la Francia, l’Italia per BV Sport è oggi il mercato più importante, seguita dal Belgio. Fino all’anno scorso non esisteva una figura dedicata ai mercati internazionali, io mi occupavo infatti di marketing. Oggi, con una struttura più organizzata, il nostro obiettivo è quello di aprirci a nuovi mercati, come, per esempio, Regno Unito e Spagna. Oltre ad approdare in mercati emergenti come Qatar, Dubai e Hong Kong. Stiamo inoltre iniziando a lavorare anche con realtà “più esotiche”, come l’Ecuador che si sta dimostrando molto ricettivo nei confronti dei nostri prodotti.

Quali fattori determinano il successo di certi Paesi? Il successo nei diversi mercati dipende molto anche dal grado di conoscenza della compressione. In alcuni Paesi questa tecnologia è già considerata come parte integrante dell’equipaggiamento tecnico, mentre in altri – il Regno Unito per esempio - è poco diffusa. In Spagna gli sportivi la conoscono, ne comprendono i benefici e la utilizzano abitualmente.

Come cambia la domanda da un Paese all’altro?

Un fattore determinante sono i colori. Nel Regno Unito, per esempio, si vendono maggiormente i prodotti di color nero, in linea con uno stile più tradizionale, e lo stesso trend si osserva in Germania. In Italia, invece, si prediligono tonalità fluo o comunque più vivaci, mentre in Spagna il consumatore vuole accessori colorati e ben visibili. Grazie all’ampia gamma di prodotti che offre, BV Sport è in grado di adattarsi sia ai mercati più tradizionali che a quelli più attenti alle tendenze e allo stile.

INTERVISTA A MANUELA CORONA, responsabile della filiale italiana

>> LA COMPRESSIONE: NON UNA MODA, MA SCIENZA AL SERVIZIO DELLA PERFORMANCE (E DEL RECUPERO)

Avete a disposizione dati o studi che quantificano quanti consumatori utilizzano capi di abbigliamento a compressione in Italia?

Non abbiamo dati precisi sul mercato italiano, ma possiamo dire che l’utilizzo della compressione è ancora limitato. La vera questione, più che la diffusione, è la conoscenza: pochi consumatori sono realmente consapevoli dei benefici che questa tecnologia può offrire. C’è perfino chi sostiene che sia “passata di moda”, che è un po’ come dire che è passato di moda il crampo! Il nostro obiettivo, attraverso le diverse iniziative che stiamo portando avanti, è proprio quello di far comprendere al pubblico finale i benefici della compressione e i vantaggi che può offrire in termini di performance e recupero.

Qual è il ruolo delle fiere nella vostra strategia di espansione estera? Le fiere giocano per noi un ruolo strategico fondamentale. In Francia ci servono per confermare il nostro ruolo di leader, mentre all’estero sono l’occasione per attrarre nuovi distributori e ampliare la nostra presenza in altri Paesi. A novembre saremo presenti con un grande stand al The International Running Expo di Amsterdam: un’occasione importante per incontrare potenziali partner e far capire che BV Sport è ora pronta a entrare in nuovi mercati. Cinque anni fa non eravamo ancora strutturati per questa espansione, oggi invece siamo pronti anche per gli Stati Uniti e altre realtà internazionali. Un altro vantaggio competitivo è la nostra capacità produttiva: gestendo tutto internamente nella sede di Saint-Étienne, possiamo rispondere rapidamente anche a ordini urgenti da ogni parte del mondo. A breve, poi, ci trasferiremo in una nuova fabbrica più grande e potremo essere ancora più reattivi.

Ci sono partnership strategiche a livello internazionale che stanno contribuendo alla crescita e all’espansione del marchio? BV Sport ha alcune partnership con atleti, ma non è nel dna del marchio costruire la propria crescita attorno a questa tipologia di sponsorizzazioni. Molti runner professionisti utilizzano i nostri prodotti, ma l’unico atleta che sosteniamo è l’australiano Scott Walker, protagonista della maggior parte delle nostre campagne pubblicitarie. Il nostro approccio strategico si concentra invece sugli eventi: stiamo cercando di entrare nell’expo di importanti maratone come quella di Londra e Valencia, mentre ci siamo già in quello di Firenze. Essere presenti in contesti importanti come questi, ci permette di consolidare la reputazione del brand e prepararlo all’ingresso in nuovi mercati. L’espansione internazionale è un elemento chiave per la crescita futura di BV Sport.

Nel segmento della compressione e dell’abbigliamento tecnico, come si posiziona oggi BV Sport nel mercato italiano rispetto ai principali competitor?

BV Sport è oggi ben posizionata nel segmento della compressione. Chi utilizza questa tecnologia conosce bene la differenza tra BV Sport e gli altri marchi: è il risultato di anni di ricerca e di un impegno costante nello sviluppo di prodotti pensati specificatamente per le esigenze degli sportivi. Un segnale concreto arriva dai nostri rivenditori storici che continuano a tenere in negozio i nostri Booster perché sanno che periodicamente i loro clienti li richiedono. È la dimostrazione che un prodotto di qualità, supportato da un lavoro costante di promozione e divulgazione, riesce a costruire nel tempo una fiducia duratura nel mercato.

Cosa contraddistingue la compressione di BV Sport dalle altre?

La differenza principale sta nella tecnologia brevettata della compressione inversa. A differenza dei sistemi tradizionali che concentrano la pressione sulla caviglia, la nostra compressione lavora in modo opposto: è più lieve sulla caviglia e maggiore sul polpaccio. L’obiettivo è stato fin dall’inizio quello di creare una calza pensata per lo sportivo e non semplicemente adattata allo sport. Non abbiamo preso una contenzione tradizionale e messa sulla gamba dello sportivo, ma ci siamo impegnati a studiare un gambale capace di rispondere alle reali esigenze di chi pratica attività fisica. Negli anni poi, la ricerca è proseguita con lo sviluppo della compressione selettiva, che introduce pressioni differenziate a seconda delle aree del polpaccio, della tibia e del tendine d'Achille.

Il 2024 ha ricevuto valutazioni complessivamente positive da parte della maggioranza dei negozianti italiani intervistati per la nostra inchiesta esclusiva “La Carica dei 101”. Su una scala da 1 a 10, che voto dareste voi al 2024 di BV Sport?

Al 2024 darei senza dubbio un voto 10. È stato un anno estremamente positivo: BV Sport ha registrato una crescita globale del 20%, un risultato che conferma la solidità del percorso intrapreso. Questo successo è il frutto di un equilibrio ben riuscito tra innovazione e identità: le nuove linee dalle grafiche e fantasie più giovani hanno ampliato il nostro pubblico, senza però compromettere la tecnicità che da sempre contraddistingue il marchio. Anche il 2025 sta proseguendo sulla stessa scia positiva.

Guardando al 2025, invece, come valutate finora l’andamento del mercato? Quali fattori stanno influenzando la performance di BV Sport?

Il 2025 si sta rivelando un altro anno di forte crescita, sia per BV Sport Francia che per la filiale italiana. Le iniziative per aumentare la notorietà del brand - come Cavale & Godet - ci hanno dato una bella spinta. Un contributo importante arriva anche dal segmento trekking, con la linea di calze lanciata un paio di anni fa che sta registrando ottimi risultati in termini di vendite. Oggi stiamo investendo molte energie e risorse anche nello sviluppo di una nuova collezione dedicata ai camminatori, una categoria in forte espansione dopo il Covid che rappresenta un target sempre più interessante.

Nel 2026 prevedete azioni specifiche di marketing sul territorio italiano, come sponsorizzazione di gare, collaborazioni con atleti o altri progetti?

In passato abbiamo sostenuto numerosi ambassador di profilo tecnico, oltra a supportare i punti vendita che organizzano o appoggiano gare locali. Il progetto di maggiore rilievo resta però Cavale & Godet che nel 2026 vedrà un’ulteriore espansione in Italia: sono previste almeno quattro o cinque tappe e non è escluso che possano diventare ancora di più.

IL DUALISMO TRA MILANO E LA MONTAGNA

Un rapporto indissolubile anche se apparentemente lontano da cui nasce Mountains of Milano, una rassegna di eventi per riscoprire le radici di Vibram e le innovazioni che hanno rivoluzionato l’alpinismo

_ di Karen Pozzi

Tra i suoi palazzi, le strade trafficate e le vetrine di moda, Milano nasconde un legame profondo con la montagna. Basta salire sul Duomo in una giornata limpida per vedere le Alpi all’orizzonte, quasi a ricordare che la città e le vette non sono poi così lontane. Questo rapporto speciale tra la metropoli e la montagna è al centro di un’iniziativa firmata Vibram, azienda leader nella produzione di suole ad alte prestazioni che ha fatto la storia dell’alpinismo.

UN’EREDITÀ CHE NASCE TRA LE STRADE DI MILANO

La storia del marchio comincia proprio a Milano, negli anni Venti del Novecento, grazie a Vitale Bramani, da cui l’acronimo Vibram. Alpinista appassionato e guida esperta, Bramani apre nel 1928 un negozio in via della Spiga 8, specializzato in attrezzatura da montagna. Nel 1937 rivoluziona il mondo dell’alpinismo con l’invenzione della suola in gomma Carrarmato, ancora oggi uno dei simboli del brand. Per Bramani, la montagna non era solo fatica e sfida, ma anche un luogo di ispirazione, dove nascono idee nuove. Da allora, le suole Vibram hanno accompagnato alpinisti ed esploratori in tutto il mondo, dalle vette lombarde fino all’Himalaya.

che unisce arte, cultura, escursioni e racconti. L’obiettivo? Riscoprire le radici dell’innovazione e il legame tra Milano e l’arco alpino. Attraverso il racconto di alpinisti, installazioni, conversazioni, momenti di cultura e uscite tra Milano e l’arco alpino – dalla Stazione Centrale alle montagne lombarde – Vibram propone un programma corale che esplora la cultura della montagna attraverso generazioni e prospettive diverse.

PARTIRE DALLE ORIGINI

“MOUNTAINS OF MILANO”: UNA RASSEGNA TRA CITTÀ E MONTAGNA Nel 2025, a quasi 90 anni dalla fondazione, Vibram celebra questa lunga storia con “Mountains of Milano”, una rassegna di eventi

A quasi 90 anni dalla fondazione, Vibram vuole ragionare sulle sue origini partendo dal luogo in cui è nato. L’azienda ha radici salde nella città di Milano ma con il cuore e lo sguardo sempre orientato all’arco alpino che le fa da sfondo. Un perenne dualismo fra città e montagna, innovazione e design e alpinismo e avventura che sono parole chiave del brand, dell’azienda e della città. Questo il messaggio emerso durante la presentazione del progetto al Centro Filologico Milanese lo scorso 25 settembre. Presente in sala anche Hervé Barmasse, con cui dieci anni fa Vibram ha iniziato a costruire un archivio interno. Inizialmente non avevano nulla: hanno rastrellato mercatini e battuto archivi, ricomprato oggetti e documenti e sono andati in cerca degli ultimi testimoni viventi – ormai pochissimi – che hanno conosciuto Vitale di persona. E tra questi hanno trovato un giapponese che a Tokyo gli ha fatto da guida durante l’ultima trasferta nel 1969, due anni prima di morire.

Da sinistra: Hervé Barmasse, alpinista italiano di fama mondiale, Francesco Tiribelli, curator & founder April, Matteo Bramani, pronipote di Vitale Bramani e Gabriele Brizio, Vibram marketing director EMEA

>> IL PROGRAMMA DI EVENTI

ECHOES OF ALTITUDE, giovedì 9 ottobre nell’ex deposito bagagli della Stazione Centrale di Milano

Ad aprire la rassegna di “Mountains of Milano” è stata l’installazione “Echoes of Altitude”, un’esperienza sensoriale che ha intrecciato pratiche artistiche legate al suono e all’olfatto per raccontare la montagna e i suoi ghiacciai attraverso il lavoro dell’artista Neunau (Sergio Maggioni) e la scent artist Sissel Tolaas. Al centro del percorso, il progetto di Neunau, Fonetica Glaciale, realizzato a partire dalla mappatura sonora del Ghiacciaio dell’Adamello, che restituisce la voce viva del ghiaccio, la sua memoria e le sue trasformazioni. Per realizzarlo l’artista ha raccolto e trasformato oltre 15.000 ore di registrazioni realizzate durante 10 spedizioni in quota. Il risultato è un’esperienza sonora e collettiva che dialoga con il tempo geologico e la memoria urbana. La dimensione sonora si intreccia a quella olfattiva grazie a Sissel Tolaas, pioniera della ricerca sull’odore. Con un archivio di oltre 20.000 campioni, Tolaas ha sviluppato – in collaborazione con il suo partner tecnico MOSAE S.r.l. – essenze ispirate alle molecole naturali della montagna, capaci di evocare la sensazione dell’altitudine e amplificare l’immersione sensoriale. L’installazione si è ispirata al respiro dell’alpinista come gesto fisico e simbolico: inspirare significa accogliere la montagna, espirare lasciarne traccia. Le fragranze evocano l’aria fredda e ozonata delle vette e gli stati emotivi della scalata, dallo stupore alla paura, fino all’esaltazione della vetta, diffondendosi nello spazio urbano e trasformandolo in un paesaggio condiviso, un “respiro collettivo” che porta la montagna in città. A completare l’esperienza, degustazioni firmate Altatto, un collettivo di chef che interpreta il paesaggio montano attraverso piatti pensati per dialogare con suoni e profumi. Con Echoes of Altitude, Vibram ha portato i partecipanti a vivere la montagna con tutti i sensi e a riscoprirla come fonte di emozione, conoscenza e connessione.

TRACING THE ORIGIN, giovedì 16 ottobre, Prealpi Lecchesi, Gruppo dei Campelli. Un’escursione alla scoperta dei paesaggi montani intorno a Milano

Guidati dall’alpinista e atleta Vibram Matteo Della Bordella, dal Tester Team Vibram e dalle guide alpine locali, i partecipanti hanno vissuto una giornata all’insegna della condivisione, dell’avventura e del rispetto per l’ambiente montano. Il percorso, accessibile a tutti, ha offerto anche l’opportunità di mettersi alla prova su tratti verticali. L’evento è culminato con il pranzo al Rifugio Lecco, autentico presidio del territorio e punto di riferimento per chi vive la montagna, e la possibilità di assaporare insieme la cucina tipica d’alta quota.

PRÈMIERE DEL CORTOMETRAGGIO SULLA STORIA DI VIBRAM, giovedì 20 novembre, Milano, Cinema Beltrade Un film inedito e diretto da Achille Mauri: un viaggio visivo e sonoro alle radici dell’azienda, tra luoghi d’origine e valori fondanti, con la mente in città e il cuore in montagna. Attraverso la storia di Vibram, il film diventerà un’esperienza, dove la città si riflette nelle vette e le montagne ridisegnano l’immaginario urbano.

GROUND ECHO, dal 2 dicembre a gennaio 2026, Milano, Vibram Store

Un’esperienza immersiva e installativa che colloca la suola Vibram Carrarmato all’interno di un ampio contesto storico e culturale: un’icona del design che ha saputo resistere alla prova del tempo, evolvendosi continuamente grazie alla ricerca e all’innovazione. In occasione dell’opening del 2 dicembre, designer Vibram, curatori e archivisti daranno valore alla storicità della suola attraverso materiali provenienti dall’archivio aziendale e dall’Outdoor Recreation Archive della University of Utah. All’interno delle experience room si snoderanno tre capitoli – passato, presente e futuro –creando connessioni tangibili e coinvolgenti tra l’evoluzione del design e la cultura outdoor.

SHELTER STORIES, metà dicembre, Prealpi Orobie, Val di Scalve

L’escursione sarà guidata dall’alpinista e membro del team Vibram Hervé Barmasse, insieme al Tester Team Vibram, e si svolgerà in due giornate con pernottamento condiviso presso il Rifugio Albani. In base alle condizioni metereologiche, sarà possibile vivere un’esperienza di scialpinismo accessibile a tutti, per raggiungere il rifugio; la mattina successiva sarà dedicata alla discesa lungo le piste. In caso di assenza di neve, il gruppo trascorrerà comunque una giornata insieme, con altre attività per scoprire il territorio, favorire la condivisione e vivere la montagna in tutte le sue sfumature.

MOUNTAIN INQUIRIES, 16/17 gennaio 2026

Un’esposizione di libri, riviste, cataloghi e fanzine in collaborazione con esponenti del mondo dell’editoria, indipendente e non. Una vetrina di materiali rari e d’epoca, resoconti di spedizioni, prime guide, manuali tecnici e memorabilia dall’archivio Vibram, documentando l’evoluzione della cultura montana.

INFO E ISCRIZIONI

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Sopra, Echoes of Altitude svoltosi nell’ex deposito bagagli della Stazione Centrale di Milano. Da sinistra: Giovanni Baccolo, glaciologo e docente dell'Università di Roma Tre, Sissel Tolaas, scent artist e Ruggero Pietromarchi, curatore e fondatore di Threes Productions
Sopra, Tracing the Origin nelle Prealpi Lecchesi. Alla guida l’alpinista e atleta Vibram Matteo Della Bordella

IL POTERE DELLA COMMUNITY

Il 1° ottobre siamo stati alla Solid Climbing Club che, come da nome, dà molta importanza al valore della comunità. E per questo è stata teatro del The North Face Climbing Day con ospiti come Stefano Ghisolfi e Molly Thompson-Smith di Benedetta Bruni

Se l’arrampicata indoor è riconosciuta per il suo carattere sociale, il boulder ne è la sua massima espressione. Lo sanno bene gli attori di questo evento: la palestra Solid Climbing Club, alle porte sud di Milano, aperta da meno di tre anni, che ha eretto la struttura proprio in funzione agli spazi di convivialità intorno a cui poi ha sviluppato il resto; ma anche The North Face, che supporta le iniziative in cui i suoi atleti possono sia interagire tra di loro sia incontrare la propria community. È così che la Solid, per celebrare la loro nuova partnership, mercoledì 1° ottobre ha ospitato una delle tappe del calendario dei Climbing Day di The North Face, accogliendo ospiti d’eccezione come Stefano Ghisolfi e Molly

Thompson-Smith. L’evento è stato completamente votato alla condivisione, ad accorciare le distanze e divertirsi tutti insieme. Durante la serata si è svolto il Boulder Contest e prima della finale Ghisolfi si è cimentato su circuiti e blocchi di difficoltà crescente, sotto una folla attenta ed entusiasta. Inoltre, i due atleti hanno preso parte a un talk per raccontare le loro ultime esperienze e i relativi ostacoli, per alcune cose non troppo distanti da quelle “comuni”: il corto “Life After Plastic” di Molly Thompson-Smith, e il tentativo di chiudere quattro 9b in tre mesi in Catalogna di Stefano Ghisolfi. Abbiamo parlato della serata e di altri “progetti” con Stefano, Molly e Luigi Ripamonti, co-fondatore della Solid.

Tra i progetti di quest’anno, hai deciso di chiudere quattro 9b in Spagna. Come ci si prepara a vie con stili diversi?

Non c’è stata una programmazione specifica: volevo scalare il più possibile su stili diversi. In Spagna ci sono anche vie più dure, ma dopo l’esperienza di Silence non volevo restare fermo per troppo tempo nello stesso posto. Volevo fare qualcosa che mi mettesse alla prova – perché comunque il 9b è un grado che non sono sicuro di fare – ma che mi permettesse di variare stile. Quindi l’idea è nata un po’ per caso, chiedendomi quanti 9b potessi riuscire a fare in un periodo di tempo limitato. In effetti mi mancavano ancora delle vie a Margalef, Oliana, Siurana e a Santa Linya, che anche se sono vicini hanno roccia e stili diversi, e quindi sarebbe stata una bella sfida. In arrampicata la frustrazione è un sentimento molto comune, soprattutto se ad altissimi livelli. Come gestisci questa parte emotiva quando sei via per tanto tempo?

Cerco sempre di trovare qualcosa di positivo in tutto. Per esempio Silence, che non sono riuscito a chiudere, mi ha insegnato a stare bene anche se non riesco a fare le cose che mi ero programmato, se ci metto più tempo del previsto, se sono frustrato quando sto per tanto sugli stessi movimenti. Ma anche questo mi ha aiutato: se parto dal presupposto che l’obiettivo è sì fare la via, ma anche apprendere cose nuove e saper gestire situazioni a cui non sono abituato, allora in qualsiasi caso ne esco fuori che sono uno scalatore migliore. Lo stesso ho fatto approcciando queste quattro vie: potevo anche non riuscire a farne nemmeno una, ma a ogni modo sarebbe stata un’esperienza. Ero in giro ed ero a scalare, cosa c’è di meglio?

Senti molto il lato individuale dello scalare su roccia, che non ha un “supporto” come l’arrampicata sportiva?

Ci sono aspetti positivi e negativi. Essere da solo mi permette di avere i miei tempi e il mio ritmo, mentre le gare sono programmate, non posso dire che non sono pronto. Dall’altra parte con questa libertà potrei anche rimandare sempre il progetto se sono agitato, sta a me convincermi senza una squadra che mi dice che è il mio momento.

Quest’anno sei tornato all’arrampicata sportiva e ti sei orientato anche al bouldering. C’è un’idea dietro a queste scelte?

Volevo cambiare e fare qualcosa di diverso. Da un lato non volevo tornare in Norvegia perché dopo essere stato a Flatanger quattro volte negli ultimi quattro anni avevo bisogno di uno stacco. Dall’altro, mi sono reso conto che non è così facile trovare delle falesie estive in Europa o vie che mi mettessero alla prova perché fa molto caldo ovunque. Ci sono invece molti boulder, e alla fine mi sono preso bene e sono rimasto tutta l’estate a fare blocchi.

Quindi preferisci boulder o corda?

Se me lo avessi chiesto due mesi fa ti avrei risposto corda al 100%. Ci sono però aspetti del boulder che superano anche la lead. Prevalentemente la socialità: c’è molta più condivisione ed era un elemento che negli anni mi sono dimenticato. Mentre della lead mi piace la sfida, la condivisione con il proprio partner anche se è un’attività più solitaria, banalmente per le altezze a cui si arriva. Posso dire che piacciono entrambi, ma ovviamente la preferenza su uno o l’altra varia anche in base ai giorni.

A questo punto, che tipo di climber ti definisci?

È difficile rispondere: ero convinto di essere lo specialista della corda, ma probabilmente è perché ho sempre fatto solo quello. Credo che alla fine non sia necessario definirsi, sono un climber e basta. E come per l’arrampicata, ho di fronte a me mille possibilità.

La tua partnership con The North Face va avanti dal 2017, com’è evoluto il vostro rapporto in questi anni?

All’inizio, ormai otto anni fa, ero praticamente l’ultimo arrivato, ora invece posso prendere più parte a molte esperienze come questa che mi permettono di conoscere nuove persone e di fare qualcosa di diverso dal solito progetto sotto una roccia sperduta nel mondo. Sono cose che trovo divertenti, proprio per gli stessi motivi per cui mi piacciono i blocchi.

MOLLY THOMPSON-SMITH, climber professionista

Il tuo corto “Life After Plastic” è diviso tra l’infortunio in stagione pre-Olimpica e il passaggio all’arrampicata su roccia grazie a Caroline Ciavaldini. Percepisci anche tu questo stacco nella tua vita e come può un sogno così intenso portare a un tale cambiamento?

Credo che il film sia molto preciso da questo punto di vista. Dopo Parigi mi è sembrato di aver chiuso con questo capitolo, perché il percorso per arrivarci è stato così intenso e complicato che per tanto tempo ha occupato tutta la mia vita. Se potessi aggiungere qualcosa al corto direi che non è necessario investire completamente se stessi a livello emotivo in una decisione. Alla fine quello che ho imparato, e che vuole dire questo film, è che si può essere liberi di scegliere cosa fare, e il fatto di aver realizzato il mio sogno non mi preclude di esplorare cosa mi può offrire l’arrampicata oltre alla performance. Io provengo da Londra, da una famiglia che non ha mai frequentato la montagna, quindi la transizione per me è stata impressionante ed è per questo che davo così tanta importanza alle Olimpiadi. Però sì, il film è piuttosto accurato e Caro è stata fondamentale nel mostrarmi quello che c’è “dopo”. Nel film Caroline Ciavaldini dice che il tuo infortunio è stata una delle cose migliori che ti è capitata perché, non potendo più arrampicare, ti è tornata la voglia di farlo. L’hai notato anche te?

Forse non la definirei la migliore cosa che mi è successa, ma Caro aveva ragione. Sono passata dal sentirmi in burnout e perdere l’amore che avevo per questo sport a emozionarmi per ogni progresso, anche minimo. Volevo realmente tornare in parete, che fosse su un V0 o una via in gara. Questo infortunio ha salvato il mio sogno ed è ciò che mi ha aiutata di più nel processo olimpico: ha riacceso un fuoco che si stava spegnendo e che mi stava facendo dimenticare perché amo l’arrampicata. Spesso mi chiedono cosa farei se potessi tornare al giorno dell’infortunio, ma io non cambierei niente: è stata una parte importante della mia vita che mi ha definito in qualità di atleta e persona. Mi ha permesso di allontanarmi dall’ambiente tossico che mi obbligava al confronto con altre persone. Ho fatto un passo indietro e sono tornata a gioire delle piccole cose che man mano sono tornata a fare. È stato difficile passare dalle competizioni alla roccia, che è più un confronto con te stessa e una cooperazione col partner?

Sì, in periodo gare portavo sulla roccia la stessa mentalità competitiva e tutte le sue frustrazioni, causando malcontento anche alle persone intorno a me. Sentivo che dovevo per forza scalare qualcosa di difficile, mi riempivo di aspettative e pressioni da sola quando l’arrampicata outdoor non è necessariamente questo. Anzi, tra le cose che la caratterizzano c’è il suo aspetto sociale e interattivo, oltre alla componente di fiducia. È stato duro anche passare da una condizione in cui hai un team intero che lavora solo per te e le tue performance a un processo meno egoistico e basato sulla condivisione di esperienze all’interno del gruppo. Ti sei posta degli obiettivi in questo periodo?

Quest’anno mi sono per lo più rilassata, cosa di cui corpo e mente avevano molto bisogno. È stato difficile allontanare la mentalità da atleta ora che non ho più la vita pianificata e un obiettivo che mi occupa le giornate. Ho comunque alcuni progetti a cui sto lavorando. Da ormai cinque anni sto provando Hubble nel Peak District, una via piena di storia e che finora non è mai stata completata da una donna. Quello delle ripetizioni femminili è un tema che mi sta molto a cuore perché vorrei poter dimostrare alle donne che non è necessario aspettare che una cosa sia già stata fatta da qualcun altro prima di provarla, e ci si può lanciare in imprese anche se non si è sicure di realizzarle. A tal proposito negli ultimi anni sono diventata responsabile del Women’s Climbing Symposium Team nel Regno Unito, con il quale organizziamo iniziative ed eventi per dare alle partecipanti le giuste conoscenze e la sicurezza necessaria per arrampicare. Infine, credo che in futuro mi piacerebbe tornare a fare gare e chissà, magari andare anche alle Olimpiadi di Los Angeles. Ma non è una cosa che mi stressa. Come ti ha supportata The North Face in questo cambiamento?

Sono molto grata a The North Face che ha supportato la mia decisione di prendermi del tempo prima di tornare alle competizioni, ma credo che una delle cose migliori di essere sponsorizzata da un brand come questo sia poter conoscere i suoi atleti. Non avrei mai avuto l’opportunità di incontrare Caroline e fare questo film altrimenti. Ho anche potuto collaborare con un’altra climber, Alison Vest, che crea outfit da arrampicata da vecchie tende consumate. Quindi non mi dà solo un supporto in quanto atleta ma anche come persona, dandomi l’opportunità di ispirare la gente in modi diversi dalla sola arrampicata.

Qual è il bilancio della palestra a tre anni dalla sua apertura?

Il bilancio è estremamente positivo Siamo contenti di quello che stiamo facendo e che ciò che avevamo immaginato funziona: yoga, crossfit, pesistica vanno bene con e come l'arrampicata. La cosa che ci dà più soddisfazione però è sapere di aver costruito uno spazio vivo e partecipato: vediamo persone che arrivano la mattina per lavorare da remoto, stringono nuove amicizie, si organizzano andare a scalare in ambiente. Questo era quello che volevamo fosse Solid: non solo un luogo per arrampicare bello e confortevole, ma un ambiente in cui le persone stanno bene perché il clima è amichevole e possono fare tantissime attività, anche all'aperto.

Quanto è strategica la sua posizione e l’impatto scenico dell’area esterna?

Uno dei punti fermi di questo progetto è l’area outdoor, che è sia la parete di arrampicata sia tutto il giardino di fronte. Ci eravamo già accorti della necessità delle persone di avere uno sfogo all’aperto e che non fosse solo per scalare. La posizione in questo è strategica così come la visibilità e l’impatto scenico. Quando ci si avvicina alla struttura la parete esterna è la prima cosa che si vede, mette motivazione e voglia di arrampicare. Inoltre, quest’area non ha i rumori tipici dell’indoor ma si sentono l’aria e il sole, si vedono le punte del Massiccio del Monte Rosa e le Prealpi orobiche. È un impatto tanto più emozionante per chi non va spesso in falesia proprio perché vive poco questo contesto. Tutta la zona esterna è stata concepita come luogo dove potersi rilassare, stendere sull’erba o su una sdraio, e vivere la convivialità tipica di questo sport con i propri amici. Negli ultimi anni l’arrampicata indoor si è avvicinata più a una dimensione “lifestyle” che di preparazione alla roccia. Hai notato questa tendenza?

Sì e no. Se pensiamo all’arrampicata di 10 o 15 anni fa parliamo quasi di uno sport totalmente diverso, fatto di persone che vedevano le palestre solo come un posto dove allenarsi per andare in montagna. Il 100% dei frequentatori quindi, per definizione, scalava fuori. Oggi il contesto è molto diverso e da un punto di vista sociodemografico c’è di tutto: ragazzi e ragazze giovani, giovanissimi con i genitori, anche ultra 70enni che hanno iniziato adesso a scalare. Ci sono quindi sia persone che si avvicinando con l’obiettivo di andare in falesia o in via lunga, ma anche altre che considerano l’arrampicata come uno sport sostitutivo dei tanti già conosciuti perché più completo, divertente e sociale. Altre ancora non sanno neanche cos’è il mondo outdoor. Quindi lo scenario è molto cambiato rispetto a tempo fa, ma c’è ancora tanta richiesta di arrampicare fuori: dal canto nostro abbiamo attivato offerte con Guide Alpine che accompagnano in falesia o in multipitch i climber che iniziano indoor e poi vogliono provare outdoor. Cosa significa per Solid essere partner di The North Face e ospitare atleti di Stefano Ghisolfi e Molly Thompson-Smith?

Essere in partnership con un’azienda come The North Face per noi vuol dire tanto. È motivo di orgoglio per quanto siamo riusciti a fare fino a oggi. Abbiamo aspettato a trovare il partner giusto perché cercavamo qualcuno che condividesse il nostro approccio all’arrampicata. Con The North Face è stato un fit eccellente dall’inizio, per un motivo sia valoriale sia estetico. Del marchio condividiamo la qualità dei prodotti e la cura del particolare, la volontà di creare aggregazione in una comunità di persone e la visione dell’arrampicata come un’attività che è e deve essere accessibile a tutti. Avere oggi ospiti come Stefano e Molly è bellissimo: sono una grande fonte di ispirazione nel raccontare i loro sogni e le loro esperienze, con ciò che hanno fatto per realizzarli e affrontarle.

© Michele Bertoletti

RE E REGINA DEL TRAIL RUNNING ITALIANO

A dirlo sono i risultati, il lariano Francesco Puppi e la milanese Fabiola Conti sono i nostri atleti più rappresentativi

_ testo di Maurizio Torri

Se per lo skyrunning le finali di Merrell World Series, ai fini dei ranking definitivi, saranno determinanti, per il mondo trail UTMB Final e Campionati Mondiali a Camp Franc hanno delineato in maniera insindacabile la leadership in ambito nazionale. Quando restano da correre Puglia by UTMB e una grande classica del calibro di Valtellina Wine Trail, possiamo già stilare un bilancio in corsa. Risultati alla mano possiamo affermare, senza rischio di smentite, non solo che Francesco Puppi e Fabiola Conti sono i nostri trail runner più rappresentativi, ma anche che il movimento italiano gode di ottima salute. Il trend iscrizioni è sempre in crescita, infatti, nel corso della stagione gli eventi clou hanno sempre raggiunto il sold out con relativa facilità. Ciò che però, rispetto al passato, balza all’occhio è la caratura dei nostri atleti di punta; finalmente possiamo dire di essere competitivi a livello mondiale.

FRANCESCO PUPPI GRANDE TRA I GRANDI

DELLA SPECIALITÀ

MAURIZIO TORRI

Giornalista freelance, fondatore del sito sportdimontagna.com, fotoreporter e consulente di comunicazione per alcuni degli eventi più iconici del settore trail, skyrunning e scialpinismo

Passare dal mountain running classic a vincere delle 100 km non è semplice e neppure scontato. Per essere un big a certi livelli, non basta il talento. Servono tenacia, dedizione e tanto sacrificio. Francesco Puppi, nelle ultime stagioni, da vero professionista è volutamente uscito dalla propria comfort zone, mettendosi in gioco e buttando il cuore oltre l’ostacolo. Dopo il successo invernale alla Transgrancanaria Marathon (47 km) e il sigillo alla Chianti Ultra Trail Marathon (46 km), nel mese di aprile ha stupito tutti con l’esordio vincente alla The Canyons Endurance Runs By UTMB; 100 km, 3.750 md+ corsi con intelligenza e freddezza che l’hanno portato a trionfare con lo straordinario crono di 8h04’36”. Mica male per un debuttante sulla distanza. La vera perla della sua stagione 2025 è stata la vittoria alla CCC (101 km, 6.050 md+ in 10h06’02”). Anche in questo caso gara corsa con testa e cuore, senza la minima incertezza e la minima sbavatura. Non dimentichiamo infine il nona posto assoluto nel long trail iridato. Il suo primo anno nel team Hoka sembra avergli dato la giusta tranquillità per focalizzare e centrare obiettivi di assoluto livello. Alla luce di questi risultati Puppi vanta ora un ITRA performance index di 936 e un UTMB score di 928. Chapeau.

L’INCREDIBILE POLIVALENZA DI FABIOLA CONTI

Non mi sono mai spiegato come riesca a conciliare carriera militare, famiglia e performance sportive, ma i risultati dicono che ci riesce

alla grande. Non solo, nell’arco della stagione riesce a essere competitiva su distanze e format assai differenti tra loro. Dalle vertical alle skymarathon arrivando sino alle ultra ha inanellato una lunga serie di ottimi risultati che sono culminati con il bronzo mondiale nel trail lungo (81 km con 5414 md+); senza dimenticare l’incredibile prestazione sciorinata in occasione della Monterosa WalserWaeg (122 km con 8.200 md+ chiusa al primo posto femminile, quarta assoluta, in 18h02’01”). Da non dimenticare il record alla Valmalenco Valposchiavo, andando a limare un crono che sembrava imbattibile e la quinta piazza alla Marathon du Mont Blanc. Attualmente ha un ITRA performance index di 805 e un UTMB score di 986. Chapeau, ma è sprovvista di uno sponsor tecnico. A buon intenditore…

QUALCOSA STA CAMBIANDO

L’avevamo anticipato nella presentazione dei Mondiali di Canfranc. La nazionale azzurra, un tempo famosa per il mountain running classic, ora è una corazzata che ben si difende in tutte le discipline e distanze. Nell’ultima rassegna iridata non abbiamo dato grandi stoccate, ma i risultati di squadra sono notevoli; il più eclatante è l’oro femminile nel long trail conquistato non solo grazie al bronzo individuale di Fabiola Conti, ma anche con le belle prove di Martina Valmassoi settima, di Giuditta Turini nona, Irene Saggin ventesima e Martina Chialvo ventiquattresima. Sempre nel long trail da segnalare il bronzo a squadre maschile ottenuto grazie al brillante quarto posto di Cristian Minoggio. Di Francesco Puppi, nono, ne abbiamo già parlato, ma una menzione d’obbligo la meritano Andreas Reiterer sedicesimo, Riccardo Montani trentanovesimo, e Gionata Cogliati quarantaquattresimo. Ovviamente nella corsa in montagna ci siamo ancora, prova ne è l’oro a squadre femminile nella sola salita di Francesca Ghelfi, Lucia Arnoldo, Benedetta Broggi e Martina Falchetti, o il bronzo maschile nella salita – discesa con Luca Merli, Cesare Maestri, Lorenzo Cagnati e Isacco Costa.

LA STRADA È SEGNATA

I risultati e i personaggi sopra citati devono servire da esempio. Sono la dimostrazione di come in un movimento in costante crescita dove eccellere a livello assoluto è sempre più difficile, si può ancora ambire ad ottenere un posto al sole. Ovvio, servono dedizione, sacrificio e impegno, ma siamo sulla buona strada. Finalmente grandi tra i grandi del trail running.

Fabiola Conti
Francesco Puppi

SKIMOFESTIVAL 2026: LO SCIALPINISMO IN TERRA OLIMPICA

La terza edizione torna in Valtellina dal 6 all’8 marzo per riunire la community dello skialp dal beginner all’esperto. Un ricco programma di experience, eventi collaterali e test prodotti. Aperte le iscrizioni

Santa Caterina Valfurva si prepara ad accogliere, dal 6 all’8 marzo 2026, la terza edizione di Skimofestival, il primo festival italiano interamente dedicato allo scialpinismo. Un evento unico nel suo genere, nato nel 2024 con l’obiettivo di creare una vera e propria community attorno a questo sport in continua crescita. Dopo il successo dell’edizione 2025, che ha richiamato oltre 900 partecipanti, il festival torna con un format ancora più ricco, esperienziale e accessibile. Skimofestival si rivolge a un pubblico trasversale, unito dalla passione per la montagna invernale. Scialpinisti esperti, curiosi alla prima esperienza, operatori del settore e aziende trovano in questo evento uno spazio di incontro, confronto e condivisione.

UN FORMAT CHE CRESCE

Organizzato da MagNet in collaborazione con Outdoortest.it e con il supporto delle Guide Alpine di Bormio, Skimofestival si distingue per un’offerta su misura, pensata per coinvolgere ogni tipo di appassionato, dal beginner all’esperto. Il cuore pulsante dell’evento restano le experience guidate, ma sono confermati i test di attrezzatura direttamente sul campo, con il supporto delle aziende e dei professionisti presenti.

NOVITÀ 2026

L’edizione 2026 introduce diverse novità strategiche. La terza edizione sarà composta da tre giorni interamente dedicati al b2c, da venerdì 6 a domenica 8 marzo, dando quindi più tempo per test, partecipare a experience e tessere relazioni con gli addetti ai lavori che parteciperanno. Per la prima volta, inoltre, agli stand verrà data la possibilità di vendere i prodotti testati, con il supporto organizzativo per le autorizzazioni. Verranno inoltre definiti nuovi itinerari tecnici per un pubblico esperto nella zona della Valle dei Forni. Tra le innovazioni logistiche più attese, l’impianto di risalita diretto dal villaggio permetterà test più agili e ripetuti, mentre lo Skimo Palace, una tensostruttura riscaldata servirà per accoglienza, icambio scarponi, relax e info point.

FORMAZIONE

ESPERIENZE GUIDATE

Fiore all’occhiello di Skimofestival sono le experience con le Guide Alpine suddivise per livello tecnico, su percorsi spettacolari tra i paesaggi dell’Alta Valtellina, in un’area che sarà protagonista anche delle Olimpiadi MilanoCortina 2026. Per esplorare ancora di più la spettacolare Valle dei Forni e regalare esperienze di alto livello anche a coloro che hanno già partecipato alle edizioni precedenti, verranno definiti nuovi itinerari tecnici. Novità assoluta dell’edizione 2026 sarà lo Skimo Base Camp: un bivacco notturno e altre attività outdoor perfetto per gli spiriti più avventurosi. Tutte le experience sono visibili sul nuovo sito e sarà possibile acquistarle a partire dall’inizio di novembre.

OPPORTUNITÀ PER LE AZIENDE DEL SETTORE OUTDOOR

Skimofestival è anche una vetrina strategica per i brand del mondo outdoor. La presenza al festival permette di interagire direttamente con un pubblico qualificato, ottenere feedback immediati, proporre test reali sul campo e raccontare il proprio prodotto in modo credibile. L’iniziativa “Test & Buy” rafforza ulteriormente questa connessione tra azienda e consumatore, trasformando la prova in acquisto consapevole. Le aziende potranno anche “customizzare” una delle experience, personalizzandola e integrando il proprio prodotto in un’attività costruita ad hoc. Un modo innovativo di comunicare, capace di generare contenuti autentici e misurabili.

UN SUCCESSO IN NUMERI

2024 oltre 500 partecipanti 330 iscritti alle experience oltre 900 partecipanti 630 iscritti alle experience 2025

A Skimofestival 2026 saranno introdotte le Safety Academy: momenti di formazione aperta su sicurezza e autosoccorso, ideali sia per chi si approccia allo scialpinismo sia per chi cerca un aggiornamento tecnico. Non mancherà anche lo Skimo School Program, scuole di skialp dedicate ai principianti e a chi è in evoluzione tecnica e vuole acquisire nozioni da Guide Alpine certificate ed esperte di questo sport. Il corso darà agli entry level le nozioni sufficienti per permettergli di partecipare alle experience nei giorni successivi di Skimofestival.

Il trend di crescita parla chiaro: nel 2024 i partecipanti sono stati oltre 500, con 330 iscritti alle experience; nel 2025 il numero è salito a oltre 900, di cui 630 attivamente coinvolti nelle attività. Numeri che testimoniano non solo l’interesse per l’evento, ma anche la qualità dell’esperienza offerta.

Skimofestival 2026 si conferma un punto di riferimento per lo scialpinismo in Italia. Un evento che unisce passione sportiva, tecnica, formazione, promozione e relazione umana in un contesto straordinario. Un’esperienza da vivere in prima persona, tra panorami mozzafiato, neve fresca, nuovi amici e attrezzature all’avanguardia.

INFO E ISCRIZIONI

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USA: CAMBIAMENTO IN ATTO

Il panorama fieristico nordamericano dedicato all’outdoor e allo sport sta vivendo una fase di profonda trasformazione. A guidarla sono tre eventi chiave: Outdoor Retailer (OR), Switchback e The Running Event (TRE)

di Karen Pozzi

Outdoor Retailer, Switchback e The Running Event sono tre eventi diversi per storia, formato e posizionamento, condividono però un obiettivo comune: offrire nuove piattaforme di connessione, formazione e sviluppo commerciale per un’industria che evolve rapidamente, spinta da nuovi comportamenti d’acquisto, sostenibilità, digitalizzazione e modelli di retail rinnovati. Outdoor Retailer, il più storico tra i tre, è oggi al centro di un’importante riorganizzazione. A partire dal 2026, la fiera si sposterà da Salt Lake City a Minneapolis e cambierà data: da inizio giugno alla terza settimana di agosto. Accanto a questo storico appuntamento si sono affermati due eventi complementari: Switchback, nato nel 2024 come risposta all’esigenza di uno più focalizzato e community-driven per il mondo outdoor, e The Running Event, da anni il riferimento per il comparto running e specialty retail.

Switchback si articola in due edizioni annuali. Quella primaverile è autonoma – nel 2026 sarà a New Orleans – mentre quella autunnale si tiene

insieme a The Running Event, nella stessa sede e nelle stesse date, a San Antonio (Texas) dal 2 al 4 dicembre 2025. Questo coordinamento consente a buyer, brand e professionisti di massimizzare tempo e risorse, partecipando a due eventi complementari con un’unica trasferta. TRE, dal canto suo, continua a rafforzare il proprio ruolo come hub per il mondo running, trail e outdoor specialty, con un format dinamico che integra esposizione, formazione e networking. L’edizione 2025 ruoterà attorno al tema “Better Together: Uniting the Running Industry”, promuovendo inclusione, innovazione e collaborazione tra le diverse anime del settore. Se OR rimane il “grande show” generalista, capace di attrarre l’intero ecosistema outdoor, Switchback e TRE rappresentano la nuova generazione di eventi: più mirati, più agili, più vicini alle community di riferimento. Insieme, questi tre appuntamenti raccontano un’industria che non cerca solo spazi espositivi, ma piattaforme autentiche di confronto, crescita e futuro condiviso.

IL CASO OUTDOOR RETAILER

Nel 2026 la fiera cambia data e location. La decisione è parte di un progetto di rinnovamento voluto dagli organizzatori, Emerald Holding, in risposta a un periodo di declino dell’evento. La direzione del nuovo corso sarà affidata a un comitato interno chiamato Leadership Village e l’obiettivo è quello di “scrivere il prossimo capitolo della fiera”.

LOCATION - In un’intervista a SGB Executive, Hubley e Stroeer hanno spiegato che il cambiamento deriva da sondaggi e conversazioni con i diversi attori del settore, che hanno espresso il desiderio di spostare la fiera più avanti in estate e in una nuova location, preferibilmente nel Midwest. “Abbiamo trovato le date perfette in Minnesota, e Minneapolis offre un centro congressi eccellente e una logistica ideale”, ha dichiarato Stroeer, che ha anche sottolineato come il Minnesota vanti una forte economia legata all’outdoor: secondo il Bureau of Economic Analysis degli Stati Uniti, nel 2023 il settore ha generato 13,5 miliardi di dollari, con una crescita del 10,5% rispetto all’anno precedente, superando la media nazionale sia in termini di crescita che di peso sul PIL (2,8%). Per ora, Emerald ha confermato la sede a Minneapolis solo per un anno: “Abbiamo l’intenzione di restare, ma vogliamo prima vedere come andrà”, ha dichiarato Hubley.

DATA - Anche lo spostamento ad agosto è stato accolto positivamente, evitando sovrapposizioni con altri eventi che si tengono in primavera. Nel 2025, ad esempio, OR si è svolta dal 18 al 20 giugno, subito dopo la prima edizione di Switchback Spring (16-18 giugno) e la Grassroots Connect Spring (9-12 giugno), una fiera b2b ad accesso limitato, con una formula basata su appuntamenti pre-programmati. Gli eventi regionali e di nicchia avevano risentito negativamente della concentrazione di appuntamenti in quel periodo. Per il 2026, OR si terrà dal 19 al 21 agosto. Switchback Spring si svolgerà a New Orleans (Louisiana) dal 16 al 18 giugno, mentre Grassroots Connect tornerà a Reno (Nevada) dall’8 all’11 giugno. Molti rivenditori hanno infatti indicato agosto come un mese migliore rispetto a giugno, in quanto consente di prepararsi meglio alla stagione autunno/inverno.

LE NOVITÀ DELL’EDIZIONE 2026 - Tra le novità principali dell’edizione 2026 ci sarà il ritorno degli Outdoor Industry Innovation Awards in un formato rinnovato, l’introduzione della Grassroots Outdoor Alliance Scholarship a supporto dei rivenditori specializzati, spazi espositivi gratuiti riservati alle organizzazioni non profit del Minnesota, una Industry Day conference dedicata a temi attuali come intelligenza artificiale, sostenibilità e supply chain, e molto altro.

IL CONTESTO

Il cambiamento di OR si inserisce in un contesto più ampio. Risale a luglio 2024 l’annuncio della separazione dell’Outdoor Industry Association dalla fiera semestrale di Outdoor Retailer. Dopo una partnership trentennale, l’associazione nazionale di categoria che conta oltre 4.000 membri del settore outdoor – produttori, fornitori, agenti e rivenditori – aveva infatti concluso la sua partnership esclusiva con Emerald Expositions, l’operatore fieristico a capo di OR per iniziarne una con Switchback. Questo il volere di Kent Ebersole, che da quando ha preso le redini dell’OIA ha portato un cambiamento significativo nella strategia aziendale dell’associazione. Intanto Outdoor Retailer e Outdoor Design + Innovation aveva annunciato la cancellazione del loro evento di novembre 2024 a Salt Lake City (Utah), l’Outdoor Retailer Winter Market, concentrandosi invece su un unico grande show annuale a giugno a partire dal 2025. Il direttore Sean Smith aveva dichiarato che l’azienda non stava cancellando l’evento di novembre, ma piuttosto posizionando gli eventi Outdoor Retailer Winter e Summer in un’unica fiera. Outdoor Retailer 2025 si è svolta come annunciato presso il Salt Palace Convention Center, attirando quasi 1.700 partecipanti e oltre 350 marchi espositori provenienti da più di 40 stati durante i tre giorni della manifestazione. La fiera ha riflesso un’attenzione crescente dell’intero settore verso alcuni temi chiave: costruzione di relazioni significative, valorizzazione dell’innovazione e allineamento con i valori emergenti dei consumatori, come benessere, sostenibilità e performance.

Hervé

TESTIMONIANZE DIRETTE

Sport Achat Hiver, di stanza a Grenoble dal 26 al 28 gennaio 2026, è il punto di incontro principale tra gli attori del settore degli sport invernali in Francia. Un appuntamento annuale dove prima di tutto si tessono relazioni

È dal 2003 che Sport Achat Hiver riunisce a Grenoble gli operatori e i retailer del mondo dei wintersport, in un appuntamento annuale dove gli attori del mercato francese invernale si ritrovano, sviluppano e mantengono relazioni, scoprono le prossime novità in termini di prodotto e aggiornano la propria offerta di abbigliamento e attrezzature. Per la prossima edizione, dal 26 al 28 gennaio 2026, la fiera b2b nella location di Alpexpo si conferma punto di incontro per negozianti, fornitori, distributori, case madri, startupper e tutti i player di un’industry che cerca sempre più occasioni di confronto, per allargare il proprio network professionale con i protagonisti del settore sci e snowboard. Si tratta infatti di uno dei crocevia più importanti per il mercato francese in termini di relazioni, persone, condivisione. E lo confermano le tante testimonianze dei partecipanti che, nel corso degli anni, hanno contribuito a rendere questa tre giorni un evento di riferimento. Dal 2024 rivolta anche oltre i confini francesi, Sport Achat Hiver a gennaio 2026 si impegna a intercettare ancora più visitatori, espositori e negozianti internazionali, verso un’edizione che possa contare su testimonianze e punti di vista esteri.

_Sport Achat è il punto di riferimento per incontrare tutti i nostri fornitori nello stesso posto, in una location estremamente accessibile.

Sono venuti tutti gli acquirenti del gruppo Skishop. Con 42 negozi, si parla davvero di tantissime persone. È una rete fantastica che contribuisce a creare un rapporto cliente-fornitore di altissima qualità. Il salone è serio, ben fornito e accogliente David Giraud, presidente del gruppo Skishop

_È un luogo di incontro dove tutti i membri del gruppo si recano per fare ordini e questo ci permette di distribuire il nostro catalogo. Siamo rimasti molto sorpresi dall'affluenza di lunedì, c’era molta gente e molti operatori hanno risposto all’appello

Fabien Deleglise, sales network developer Danisports

_Non molto lontano, nel posto giusto, al momento giusto! Sport Achat Hiver è una fiera estremamente professionale. Fornisce una panoramica reale dell'offerta in un momento fondamentale come la campagna acquisti. È una tappa importante, proprio prima delle vacanze, per finalizzare gli ordini di abbigliamento e accessori e soprattutto per definire la richiesta di materiale. Secondo i nostri negozianti, è una fiera di dimensioni ottimali e con un'offerta soddisfacente Arnaud Benoist, responsabile mountain outdoor Sport 2000

_È importante essere presenti per stringere nuove partnership con i marchi. Questa fiera è un po’ come Disneyland per me: c’è tantissimo da vedere!

Jérémy Marchetti, amministratore delegato Running Rando Conseil

sport-achat.com/it

ARABIA SAUDITA, UN POTENZIALE TUTTO DA ESPLORARE

Si è appena conclusa la prima edizione della Saudi Lifestyle Week, che ha aperto nuove prospettive per le aziende italiane del comparto. Cultura sportiva in espansione, interesse delle istituzioni e un mercato in trasformazione offrono reali opportunità di crescita. Il feedback di Assosport di Karen Pozzi

Questo evento b2b, tenutosi per la prima volta in Arabia Saudita, ha portato nel Regno un format fieristico internazionale, posizionando Riad come punto di riferimento per professionisti e brand in cerca di opportunità nel mercato lifestyle saudita, in rapida evoluzione. L’evento ha ospitato 168 brand internazionali, rappresentanti i settori della moda, calzature e accessori, sportswear, tessile e interior design, distribuiti su 4.750 metri quadrati di spazio espositivo al RICEC di Riad. Aziende provenienti da dodici paesi – tra cui Belgio, Germania, India, Italia, Arabia Saudita, Nuova Zelanda, Portogallo, Spagna, Svizzera, Turchia, Emirati Arabi Uniti e Regno Unito – hanno confermato la forte attrattiva internazionale della fiera. Oltre 2.800 visitatori del settore, provenienti da 36 Paesi, hanno partecipato alla Saudi Lifestyle Week, confermando l’evento come piattaforma chiave per il networking tra aziende, buyer, rivenditori e media, favorendo nuove collaborazioni e opportunità di crescita.

L’EVENTO

La Saudi Lifestyle Week (SLW) è un evento b2b cruciale per i brand internazionali che mirano a penetrare il mercato saudita. Organizzata dalla Riyadh Exhibitions Company LTD e da Honegger, si è svolta dal 6 all’8 ottobre presso il Riyadh International Convention & Exhibition Center a Riyadh in Arabia Saudita. L’evento riunisce in un’unica piattaforma tre settori sinergici fondamentali per l’evoluzione del lifestyle nel Regno: fashion, sport e design. L’Arabia Saudita sta attraversando una fase di profonda trasformazione guidata dalla Vision 2030, l’ambizioso piano strategico promosso dal Principe Mohammed bin Salman con l’obiettivo di diversificare l’economia e ridurre la dipendenza dal petrolio, aprendo le porte a nuove opportunità per le imprese di tutto il mondo. Questa area sta diventando sempre più un hub per gli investimenti internazionali e la Saudi Lifestyle Week è un palcoscenico per entrare in contatto con questo mercato in crescita.

SAUDI SPORT

Pensata per interagire con la crescente economia sportiva dell’Arabia Saudita. Il settore è guidato da una trasformazione culturale che pone enfasi sul benessere, gli stili di vita sani e l’attività fisica, sostenuta da grandi investimenti pubblici e privati, dall’organizzazione di eventi internazionali (tra cui la FIFA World Cup 2034, la Formula 1, la Saudi Cup e i Neom Beach Games) e dall’espansione dell’ecosistema distributivo, sia fisico (mall, centri sportivi, flagship multimarca) che digitale (e-commerce in rapida crescita).

LE OPPORTUNITÀ DI MERCATO

Nel 2024, il mercato dell’abbigliamento sportivo è valutato a 1,9 miliardi di dollari, e si prevede che crescerà fino a 2,9 miliardi di dollari entro il 2033, con un tasso di crescita annuo composto (CAGR) del 4,7%. Il segmento Activewear (che

include abbigliamento da palestra, yoga e athleisure) è ancora più dinamico. È stimato a 3,8 miliardi di dollari nel 2024 e si prevede che raggiunga i 6 miliardi di dollari entro il 2033, con un CAGR del 5,05%.

IL FEEDBACK DI ASSOSPORT

Il resoconto di Assosport sulla partecipazione alla prima edizione della Saudi Lifestyle Week evidenzia che l’evento è stato, a tutti gli effetti, un esperimento per tutti i partecipanti: aziende, organizzatori e visitatori. Assosport ha partecipato con una collettiva alla quale hanno preso parte cinque aziende associate del comparto Winter & Outdoor: CMP, Ferrino, Fizan, Gruppo Tecnica e Oberalp Group. Oltre agli incontri in fiera, le aziende hanno avuto l’opportunità di partecipare a una Round Table con Ibrahim Bazim, direttore del Dipartimento Sport del MISA (Ministry of Investment of Saudi Arabia). Una figura molto aperta al dialogo, che ha confermato l’interesse del governo saudita a collaborare con l’Italia e a facilitare l’ingresso delle aziende italiane nel mercato locale. Ha affrontato vari temi, come le barriere doganali, la registrazione dei marchi e l’accesso al mercato, sottolineando la volontà del governo di aprirsi sempre di più agli investitori stranieri. È emerso, tra l’altro, che i visti turistici in Arabia Saudita sono stati introdotti solo nel 2018, cosa che rende evidente quanto il Paese sia ancora all’inizio del proprio percorso di apertura al mondo.

Dal punto di vista dell’attività sportiva, chi pratica outdoor lo fa nel deserto, durante i weekend, dove campeggia o cucina all’aperto, e questo può generare una domanda specifica per tende, sacchi a pelo e attrezzatura da campeggio. Le temperature esterne elevate per buona parte dell’anno non permettono una reale attività outdoor in città e le montagne artificiali, come Neon, sono un progetto ancora in costruzione. Nonostante le criticità outdoor, il settore del fitness appare invece come un’opportunità concreta. Lo sport si pratica quasi esclusivamente in ambienti chiusi e climatizzati. Sono state visitate grandi palestre, anche di 20.000 metri quadri, dotate di attrezzature moderne e curate nei minimi dettagli. In questo ambito, il mercato c’è già ed è pronto a crescere. Eventi recenti come FIBO Riyadh confermano questo trend positivo. In conclusione, la partecipazione italiana a Saudi Sport ha rappresentato per Assosport e le aziende associate una prima esplorazione strategica del mercato saudita: un’occasione preziosa per conoscere da vicino un Paese in forte espansione e comprendere le nuove opportunità di crescita per il settore sportivo italiano. Le aziende presenti hanno accettato di fare da pioniere, con la consapevolezza che i risultati economici immediati saranno limitati, ma che essere tra i primi ad arrivare può rappresentare un vantaggio competitivo quando il mercato inizierà davvero a svilupparsi. Per questo si dichiarano soddisfatte.

La prossima edizione della Saudi Lifestyle Week si terrà dal 5 al 7 ottobre 2026, a Riad, presso il RICEC

La delegazione Assosport alla Saudi Lifestyle Week
Da sinistra: Marisa Bosa, segretaria IOG, Ibrahim Bazim, direttore del Dipartimento Sport del MISA e Anna Ferrino, presidente IOG

NATURA, SPORT, FUTURO

Sono alcuni dei temi emersi dall’edizione 2025 della fiera TTG Travel Experience di Rimini, dove molto spazio è stato dedicato alle Regioni Italiane e alle loro offerte di esperienze autentiche, esplorazione e benessere

Cresce del 3% l’affluenza alla fiera di Rimini TTG Travel Experience 2025 rispetto all’anno precedente, confermando l’evento come il più grande marketplace del turismo e un hub internazionale cruciale per il settore. La manifestazione ha ospitato 2.700 brand e facilitato oltre 19.500 meeting di business, con un focus tematico su “Awake to a New Era”, che ha esplorato innovazioni come l’intelligenza artificiale e la sostenibilità. Quello che è emerso dalla kermesse che ha animato la città romagnola dall’8 al 10 ottobre, è un turismo sempre più variegato, con un’offerta completa che spazia dal super lusso ai cammini di pellegrinaggio, rispondendo alle esigenze di un viaggiatore consapevole e alla ricerca di esperienze autentiche. La riflessione sulle “nuove regole” del turismo ha attraversato ogni panel: un invito a sviluppare competenze trasversali, integrare visione etica e tecnologia, e costruire modelli di business capaci di anticipare il futuro. TTG ha confermato la sua vocazione internazionale, con buyer provenienti da 75 Paesi: dagli Stati Uniti al Canada, dal Regno Unito alla Germania, fino a India, Cina e Sud America, con padiglioni dedicati all’offerta turistica globale. In contemporanea, poi, è stato organizzato il InOut | The Hospitality Community sempre nei padiglioni della Fiera di Rimini. Se il TTG rappresenta il punto d’incontro tra destinazioni, operatori e buyer del turismo, InOut ne racconta invece il “dietro le quinte”: è qui che prende forma l’esperienza dell’ospitalità, dagli arredi alle tecnologie, dai materiali al comfort degli spazi. InOut si propone come un laboratorio di idee per il futuro dell’accoglienza, dove architetti, interior designer, imprenditori e costruttori si incontrano per condividere visioni e tendenze.

I TREND

• Turismo di lusso

solo in Italia vale oltre 9 miliardi di euro di spesa negli alberghi a 5 e 5 stelle lusso, pari al 16,8% del fatturato complessivo dell’offerta alberghiera nazionale

• Innovazione oltre 200 eventi in sette arene tematiche hanno esplorato le nuove frontiere del settore: intelligenza artificiale, formazione, sostenibilità e design dell’accoglienza

anche il segmento dedicato a camping e glamping, a testimonianza di come la voglia di natura oggi possa essere alla portata di tutti, assecondando diversi standard e stili di viaggio. Ben due padiglioni sono stati riservati alle regioni italiane, che hanno presentato l’offerta completa dell’incoming nazionale: dai borghi ai cammini, dai paesaggi rurali al turismo enogastronomico. Le destinazioni estere, invece, hanno offerto un panorama globale di nuove opportunità di turismo esperienziale. L’Italia del turismo sembra aver trovato la propria vocazione nella dimensione attiva, sostenibile e a contatto con la natura.

VACANZE ATTIVE

Nel giugno 2025 l’Osservatorio TTG ha pubblicato un report (TTG Monitor) che segnala come, tra le preferenze dei viaggiatori, emergano con forza esperienze, natura e viaggi multigenerazionali, spesso considerati più importanti della mera destinazione turistica. La vacanza diventa sempre più esperienza trasformativa, di riscoperta interiore e spirituale, spesso attraverso la riconnessione con la natura. Cresce anche la domanda di soggiorni capaci di generare emozioni ispirate al mondo del cinema, della musica e della letteratura, oppure a saghe e leggende popolari. Molte destinazioni hanno scelto il TTG come vetrina per raccontare progetti di valorizzazione territoriale legati a sport e ambiente. La ligure Sestri Levante, ad esempio, ha presentato un piano integrato per l’outdoor che abbraccia trekking, mountain bike, arrampicata, sport acquatici e parapendio, con l’obiettivo di rendere il turismo sportivo una leva di sviluppo locale. Anche la Costiera Amalfitana ha puntato sul turismo attivo con il progetto Authentic Outdoor Amalfi Coast, che propone itinerari e attività all’aperto nelle aree interne del territorio. L’Emilia-Romagna, regione

• Camping e glamping a testimonianza di come la voglia di natura oggi possa essere alla portata di tutti, assecondando diversi standard e stili di viaggio

Diversi i trend emersi durante la fiera di Rimini 2025. In primis, la conferma del turismo di lusso come uno dei segmenti in maggiore crescita: solo in Italia vale oltre 9 miliardi di euro di spesa diretta negli alberghi a 5 e 5 stelle lusso, pari al 16,8% del fatturato complessivo dell’offerta alberghiera nazionale. Grande novità lanciata al TTG è Aura, il nuovo evento che segna l’evoluzione dell’ecosistema TTG e ne consolida la leadership come piattaforma di sviluppo per l’intero settore turistico. L’appuntamento debutterà a Firenze dal 27 al 29 ottobre 2026, come nuovo hub internazionale dedicato al luxury travel. Altro focus centrale è stato quello sull’innovazione, con oltre 200 eventi distribuiti in sette arene tematiche che hanno esplorato le nuove frontiere del settore: intelligenza artificiale, formazione, sostenibilità e design dell’accoglienza. In crescita

• Incoming italiano dai borghi ai cammini, dai paesaggi rurali al turismo enogastronomico

• Le destinazioni estere hanno offerto un panorama globale di nuove opportunità di turismo esperienziale

ospitante, ha confermato la propria vocazione all’outdoor presentando al TTG 2025 un’offerta centrata su cicloturismo e “vacanze lente e sostenibili”, con oltre 80 operatori del territorio coinvolti. Il turismo internazionale segue la stessa rotta: l’Ente del Turismo Irlandese, per esempio, ha evidenziato una crescita della domanda di cicloturismo e golf tra i viaggiatori italiani nel 2024 rispetto al 2023. Se c’è un messaggio che emerge con forza dal TTG 2025, è che il turismo del futuro sarà sempre più attivo, sostenibile e legato al benessere fisico e mentale. La vacanza all’aperto non è più una nicchia, ma una dimensione trasversale che interessa mare, montagna, città d’arte e aree interne. Un modo di viaggiare che unisce salute, natura e scoperta, e che – non a caso –sta diventando il cuore pulsante dell’offerta turistica italiana.

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UNA LUNGA NOTTE DI SAN LORENZO

La traversata del Nord America in bicicletta foto e testo di Alessandro de Bertolini

“You have a lot of stuff, where did you have it?”. Sono giunto nella Death Valley alla terza settimana di viaggio. Ero partito da San Francisco il 28 maggio 2017. A quanti mi domandavano dove stessi andando con tutta quella “roba” su due ruote avevo imparato a rispondere con poche parole, indicando la mia bicicletta: “It’s my home for three months”. Non sapevo ancora che quella frase sarebbe diventata il titolo del mio libro (Montura Editing). Partenza da San Francisco, destinazione Oceano Artico e una durata prevista di tre mesi. In mezzo c’erano i miei sogni, le mie paure, deserti e montagne, solitudine e orsi. Sulla mappa: 10.500 km attraverso California, Nevada, Arizona, Utah, Colorado, Wyoming, Montana, Alberta, British Columbia, Yukon e Alaska. La toponomastica dell’orografia riecheggiava nella mia testa: Sierra Nevada, Rocky Mountains, Alaska Range, Brooks Range. Pagine d’America in attesa del mio sguardo.

A San Francisco, muovendo le prime pedalate sulla Broadway verso il porto, dove al civico 50 si trova il Museo della Beat Generation, pensavo alla forza evocativa del mito delle “pietre rotolanti”. Le rolling stone – immagine fondativa della cultura della strada, dalla prosa di Jack London e Kerouac, ai brani di Dylan e Springsteen – sono pietre che non smettono mai di rotolare, per non dare tempo al muschio di attecchire. È l’idea del movimento, un nomadismo ancestrale, per dire che quando ti fermi sei spacciato. Il muschio è la metafora delle radici, visione onirica e affascinante. Ci pensi, e senti l’energia che si incanala come un nodo di vento verso l’avventura. La mente vola ai viaggi passati e a quelli ancora da fare. Provi a frenare, ma sai già come finirà: la partenza è la vera destinazione. Così ti ritrovi sulla strada, con una tenda e un sacco a pelo, a inseguire una chimera chiamata Alaska. Lungo il viaggio, una storia di emozioni: Yosemite, Sequoia, Red Rock Canyon, Las Vegas, la Route 66, il Grand Canyon, la Monument Valley, la Riserva dei Navajo, Arches National Park, il Colorado River, Castle Valley, le ghost town di Cisco e Ballarat, le Rockies, il Mount Evans a 4.300 m, Yellowstone, i bisonti, la Riserva dei Piedi Neri, Banff e Jasper, la Cassiar, l’Alaska Highway e la Dalton Highway oltre il 70° parallelo. Alla fine raggiunsi anche il Denali National Park, forse il posto più bello che abbia mai visto. Nel dialogo ininterrotto tra natura e cultura ho ritrovato il significato del paesaggio come luogo delle appartenenze, spazio che conserva i segni delle comunità che lo hanno abitato. Ho conosciuto americani e nativi, dopo lunghe ore di silenzi e solitudini che in Alaska e nello Yukon si allungavano per giorni. Gli incontri erano le occasioni più avide di apprendimento. Lentamente, ho rimosso molti pregiudizi sull’America e sugli americani. Quanto meno sai di un luogo, più credi di conoscerlo. Che fatica superare le nostre presunzioni. Poi ti confronti con le differenze e capisci che i tuoi punti di vista non sono più veri di quelli degli altri. Ho avuto fortuna: sulla strada ho trovato tanta fratellanza da seminare chilometri di gratitudine lungo un continente.

L'AUTORE

Alessandro de Bertolini, nato a Trento nel 1979, vive con Silvia Baldessarelli e i figli Lorenzo e Bianca a Ruffré, nei pressi del Passo Mendola. Laureato in Giurisprudenza nel 2003, è giornalista pubblicista e collabora con Il T Quotidiano, Trentino Industriale e varie riviste di cultura alpina. Dal 2007 lavora come ricercatore presso la Fondazione Museo storico del Trentino, dove è responsabile degli studi sulla storia del territorio. Si occupa in particolare dell’evoluzione del paesaggio alpino, della storia dell’industria idroelettrica, dei paesaggi agricoli e minerari, dei sistemi viari e delle opere di difesa del territorio. Su questi temi ha pubblicato libri, curato mostre, documentari e format televisivi. Viaggiatore instancabile, ha attraversato in bicicletta numerosi Paesi tra cui Islanda, Scozia, Irlanda, Normandia, Norvegia, Svezia, Finlandia, Grecia, Corsica, Slovenia, Alaska, Canada, Nuova Zelanda, Cile e Argentina. Ha pedalato lungo le Alpi e i Pirenei, ed è salito a piedi sul Kilimanjaro in Tanzania. Collabora con la Fondazione Franco Demarchi, dove tiene un corso di geografia culturale. Dal 2017 è autore del progetto “BikeTheHistory”, realizzato con Montura e Montura Editing, dedicato alla narrazione del viaggio attraverso libri, documentari, articoli e incontri pubblici. Da questo progetto sono nati il libro e il film It’s my home for three months, dedicati alla traversata del Nord America in solitaria dalla California all’Alaska, il racconto dell’attraversamento del Pamir nelle repubbliche ex sovietiche di Tagikistan e Kirghizistan, il documentario Il Brenta raccontato a mio figlio, selezionato al Trento Film Festival 2021, e Lo Stelvio raccontato ai miei figli. Tutte queste attività sono finalizzate anche alla raccolta fondi per progetti solidali, come il Ger Camp in Mongolia con Need You Onlus e la Rarahil Memorial School in Nepal con Fondazione Senza Frontiere Onlus.

L’America è grande. Ho scelto di fermarmi alla piccola parte che ho conosciuto. Ho portato a casa così tanta meraviglia da non saperla misurare. Una lunga notte di San Lorenzo, come fuochi d’artificio infiniti. Così ho vissuto quei mesi, inseguendo un sogno di libertà e anarchia che era solo nella mia testa. Se ho trovato quello che cercavo? Non l’altra faccia della luna. Ma la caccia al tesoro è stata la parte più emozionante. Quando mi chiedono se i viaggi mi hanno cambiato, rispondo che sono diventato i viaggi che ho fatto. Il mito delle pietre rotolanti e la paura di mettere radici. La ricerca della solitudine perfetta in eterna libertà. Esistono forme più alte di felicità? A volte sembra di sì. Ma poi arrivi in cima all’America, oltre il Circolo Polare Artico, e capisci che non puoi rinunciare all’unica persona che conta. Tra le poche che ancora sanno chi sei. Davanti al bivio – continuare quella vita in una tenda o rinunciarvi e tornare a casa – il brivido più grande è stato la consapevolezza della posta in gioco. Non avrei scommesso su me stesso, finché non divenni protagonista di un atto autentico di responsabilità: mettere la parola fine a un viaggio straordinario e irrinunciabile. Non perché lei mi chiedeva di tornare. Ma perché mi mancava. Sarebbero nati poco dopo i nostri figli. E questa è la parte più bella della storia.

Montura People è la rubrica del brand per Outdoor Magazine. Uno spazio per le persone, la gente di Montura. Chiunque si senta in qualche e qualsiasi modo affine ai valori dell’azienda, parte della sua community. Qui vengono raccolte le loro storie affinché possano ispirarne altre.

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UN NUOVO MODO DI RACCONTARE IL VIAGGIO

Nasce Active Travel, progetto editoriale dedicato al mondo del turismo attivo che mette al centro l’esperienza e la scoperta del territorio, rivolto a sportivi, famiglie e operatori del settore

di Davide L. Bertagna e Sara Canali

Active Travel è la nuova area tematica del gruppo MagNet dedicata alla promozione del turismo attivo e multidisciplinare. Un progetto editoriale che nasce per raccontare località, eventi e manifestazioni sportive attraverso una narrazione che mette al centro l’esperienza, il movimento e la scoperta del territorio. In un contesto in cui il turismo evolve verso forme sempre più esperienziali, le persone e le famiglie non cercano solo luoghi da visitare, ma esperienze da vivere. E lo sport diventa uno strumento per esplorare, conoscere e connettersi. Active Travel intercetta questo cambiamento valorizzando destinazioni italiane e internazionali in chiave sportiva e

BASILICATA

TRA CAMMINI E CASTELLI

Un cammino di 167 km che attraversa borghi e paesaggi naturali lungo la costa. Ma anche castelli, cattedrali e un patrimonio culturale storico. Basilicata Coast to Coast e Fantastico Medioevo sono due grandi progetti che si intrecciano insieme con l’obiettivo di valorizzare e far scoprire la Basilicata. Un territorio unico, autentico e sorprendente, presentato in occasione del TTG 2025 di Rimini. Basilicata Coast to Coast si sviluppa in direzione est-ovest ed è suddiviso in 13 tappe di diverse lunghezze e dislivelli. Coinvolge borghi fascinosi e attraversa ben quattro valli: la Valle di Maratea, la Valle del Noce, la Valle del Sinni e quella del Sarmento. La partenza è prevista da Maratea con punto di arrivo a Nova Siri, ma il cammino può essere intrapreso anche nella direzione opposta. Poiché la Basilicata è anche una terra ricca di patrimonio culturale storico e di testimonianze, tra castelli e cattedrali, era fondamentale far nascere un progetto in grado di valorizzare questi aspetti. Nasce così “Fantastico Medioevo”, un’iniziativa che punta a riportare in primo piano il ruolo che questa terra ha avuto nel Medioevo come crocevia politico, luogo di approdo e ripartenza di differenti culture nel cuore del Mediterraneo.

autentica. Dal cicloturismo al trekking, dal climbing al padel, dal running agli sport acquatici e invernali: ogni attività diventa un’occasione per raccontare il territorio e ispirare un nuovo modo di viaggiare. Particolare attenzione sarà rivolta anche al wellness, al turismo in famiglia e alle esperienze outdoor accessibili a tutti. Attraverso articoli, reportage, guide, interviste e contenuti multicanale, Active Travel si rivolge a un pubblico dinamico, curioso e consapevole: ciclo viaggiatori, famiglie attive, appassionati di outdoor e operatori del turismo. L’obiettivo è creare un racconto editoriale capace di unire informazione, ispirazione e promozione del territorio.

IL TURISMO IN LOMBARDIA È (ANCHE) A CINQUE CERCHI

Con uno stand di 350 metri quadrati e 32 coespositori, Regione Lombardia si presenta con un’offerta rinnovata e una visione chiara: valorizzare le aree interne, investire sul turismo golfistico e accendere i riflettori sulle Olimpiadi Milano Cortina 2026. Lo spazio era pensato come un percorso immersivo che raccontava l’essenza del ‘Made in Lombardia‘: comunicazione visiva d’impatto, spazi B2B, aree per eventi e ospiti speciali. Dai prodotti enogastronomici alle eccellenze dell’artigianato, ogni dettaglio parlava di territorio e identità. Tra le novità presentate, il progetto ‘Valle d’Intelvi: il balcone verde tra laghi e vette’, promosso dall’Associazione Valle Intelvi Turismo. Altro pilastro dell’offerta lombarda è il turismo golfistico, promosso attraverso il progetto ‘Open Horizons – Lombardia capitale del golf’, realizzato con Assolombarda e Federazione italiana golf (Fig). Al centro del TTG, anche lo sguardo verso Milano Cortina 2026, con il panel ‘La Valtellina verso i Giochi‘, organizzato con Apf Valtellina, Livigno Next e QC Terme, alla presenza di rappresentanti istituzionali di Bormio e Livigno.

NATURA IN TASCA

Dalla Silicon Valley ai sentieri delle Dolomiti, AllTrails è diventata in 15 anni la piattaforma di riferimento per chi cerca esperienze outdoor accessibili a tutti. Juliana Ead, director of communications, ci racconta come funziona l’app e perché l’Italia è uno dei mercati in più rapida crescita

di Pietro Assereto

Un’app nata nel 2010 con un’idea semplice ma rivoluzionaria: mettere i sentieri del mondo nello smartphone di chi vuole camminare, correre, pedalare, esplorare. Oggi AllTrails conta 90 milioni di utenti, 14 lingue e una community globale che contribuisce ogni giorno con recensioni, foto e tracce. Con 90 milioni di utenti e sentieri in tutto il mondo, AllTrails è diventata la piattaforma di riferimento per chi cerca natura e avventura. In Italia, l’app è in forte espansione grazie a una community attiva e collaborazioni locali. Abbiamo avuto occasione di testarla sul campo e incontrare il team di AllTrails durante un trekking tra Monte Croce, Belvedere Elisa e Castello Baradello, sopra Como.

Juliana Ead, director of communications della piattaforma, ci ha raccontato della rapida espansione in Italia, delle collaborazioni con realtà come la Via Francigena e dei tanti strumenti pensati per rendere l’outdoor davvero per tutti – dalle famiglie con bambini agli escursionisti esperti.

Com'è nata l’idea di AllTrails? Quale esigenza specifica nel mondo outdoor vi ha spinto a creare la piattaforma?

AllTrails è nata nel 2010, quindi quest’anno stiamo festeggiando il nostro quindicesimo anniversario, che è un traguardo piuttosto importante nel settore della tecnologia per attività outdoor. L’idea è nata per aiutare le persone ad accedere alla natura con facilità direttamente dal proprio telefono. Con lo sviluppo delle app per smartphone, AllTrails è stata subito pensata come un modo per avere le mappe dei sentieri letteralmente in mano, mentre si è sul percorso. Siamo partiti negli Stati Uniti, ma ci siamo rapidamente espansi includendo sentieri da tutto il mondo. E poi, nel 2022, abbiamo lanciato la piattaforma in 14 lingue. Vogliamo davvero essere utili a tutti: da chi semplicemente vuole fare una passeggiata con il passeggino in un parco accessibile, a chi invece vuole scalare le vette delle Dolomiti. Offriamo opzioni per ogni tipo di esigenza.

Qual è la missione principale di AllTrails?

La nostra missione è aiutare le persone in tutto il mondo a trovare la loro strada all’aperto, ed è qualcosa in cui crediamo davvero. Questo è il nostro obiettivo principale: fornire le informazioni di cui hanno bisogno per uscire e vivere la natura.

Rispetto alle altre app per la ricerca di sentieri ed esperienze, qual è il valore aggiunto di AllTrails e su quale puntate maggiormente nella comunicazione?

Abbiamo 90 milioni di membri, ed è proprio questo che ci rende così unici: questa comunità contribuisce in modo enorme alla piattaforma. Gli utenti caricano foto, condividono recensioni dei sentieri, forniscono feedback sulle loro esperienze. Avere una community così ampia significa che ovunque tu vada, troverai sempre i contributi e il supporto all’interno dell’app.

In quali Paesi e regioni AllTrails è più usata? Quali mercati sono stati più veloci a crescere?

La nostra community più grande è negli Stati Uniti. Anche il Regno Unito è uno dei nostri mercati principali: lì camminare fa parte della cultura quotidiana: le persone passano tantissimo tempo all’aperto, immersi nella natura. Ma uno dei Paesi che è cresciuto più rapidamente è l’Italia. Abbiamo lanciato l’app in italiano tre anni fa, e da allora la crescita è stata incredibile. Cinque anni fa avevamo circa 4.000 sentieri in Italia, ora ne abbiamo quasi 20.000. Agli italiani piace molto utilizzare e percorrere i sentieri su AllTrails, oltre che registrare le proprie attività.

In base a cosa selezionate i percorsi da inserire?

Ci sono diversi modi. Il nostro data integrity team si occupa di questo lavoro, e selezioniamo sia contenuti generati dagli utenti, sia attraverso collaborazioni con organizzazioni. Per esempio, come ho accennato questa mattina, abbiamo collaborato con la Via Francigena, che è un progetto molto ampio perché attraversa diversi Paesi, dal nord Italia fino al sud. In quel caso, ci hanno fornito tutti i file ufficiali dei 150 segmenti del percorso completo, ed è stato un progetto internazionale. Abbiamo dovuto caricare tutti i sentieri per ogni Paese attraversato e creare una lista ordinata dei percorsi. È stata la prima volta che il percorso è stato numerato interamente da 1 a 150, perché prima ogni Paese numerava i segmenti separatamente. Abbiamo anche collaborato con Cammini d’Italia. Quindi, in sintesi, può avvenire in vari modi: dai contenuti degli utenti, da collaborazioni con enti o gruppi locali, e attraverso molte altre modalità.

Quali strategie di comunicazione utilizzate in Italia?

Stiamo collaborando con giornalisti, per esempio in occasione di eventi come questo. Inoltre, abbiamo una solida strategia di email marketing, che ci permette di raggiungere le persone e far conoscere meglio l’app. E poi, i nostri social media sono molto attivi, pieni di contenuti che – speriamo – ispirino le persone a uscire all’aperto. Produciamo molti contenuti ispirazionali sui social, per mettere in evidenza alcune delle regioni più belle dove le persone possono fare escursioni.

Qual è il profilo tipo dell’utente che cercate di raggiungere?

AllTrails è pensata per chiunque voglia trascorrere del tempo all’aria aperta. L’accessibilità è un aspetto fondamentale per noi: abbiamo percorsi accessibili in sedia a rotelle, percorsi adatti ai passeggini, e sentieri molto facili, con poco dislivello, brevi, pavimentati o comunque adatti a chi ha mobilità ridotta. Ma ovviamente abbiamo anche percorsi per gli escursionisti più esperti, che fanno trekking di più giorni o avventure in ambienti remoti. In breve: l’app è pensata per tutti coloro che vogliono stare all’aperto. Le famiglie sono una delle cose che ci piace di più vedere sui sentieri. Per esempio, la nuova funzione Outdoor Lens, che ti permette di scattare una foto a una pianta o animale e identificarlo, è perfetta da usare con i bambini. I sentieri dog-friendly sono molto popolari.

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EL NORTE SALVAJE

Tra cime calcaree, villaggi di pescatori e foreste abitate dall’orso, un viaggio nelle Asturie svela un territorio verticale e profondo, dove la natura detta il passo e la cultura si mescola al vento dell’Atlantico dal nostro inviato Pietro Assereto _ foto Giacomo Tonoli

La prima immagine che mi viene in mente è il rituale che apre ogni esperienza nelle Asturie e che ha aperto anche la nostra: l’escanciado, il metodo tradizionale spagnolo usato per servire la sidra naturale. Prevede di versarla dall’alto per farle prendere aria, per risvegliare le bollicine naturali ed esaltare profumi e sapori. Chi la serve tiene la bottiglia sopra la testa e il bicchiere inclinato all’altezza della gamba, così che il getto colpisca il bordo del bicchiere e si formi una leggera schiuma. La sidra va poi bevuta subito, in piccoli sorsi chiamati culete. Juan Feliz, la nostra guida, sorride mentre vede la mia faccia che beve: “Es un poco amargo”. Rimandato. Juan gestisce un'agenzia di turismo e conosce ogni angolo di questa terra. Il suo van sarà la nostra casa mobile durante questo viaggio. Gijón ci accoglie con il suo mix di industrialità riconvertita e orgoglio marinaresco. Passeggiamo per Cimadevilla, il quartiere antico arroccato sulla penisola, dove le case colorate si affacciano sul mare. Poi Laboral Ciudad de la Cultura, l'ex università operaia trasformata in centro culturale: un colosso architettonico che racconta la storia mineraria delle Asturie. E infine, la spiaggia di San Lorenzo che si allunga per chilometri, dove il surf è religione quanto il sidro.

LA COSTA CHE RESPIRA

Il secondo giorno ci spostiamo verso est, lungo la Costa Verde. I paesaggi scorrono in una sequenza ipnotica: scogliere a picco, calette nascoste, villaggi di pescatori. Villaviciosa ci regala il suo estuario e le ostricherie. Lastres è una cartolina tridimensionale, con le case che cascano verso il porto. Ribadesella, dove il Rio Sella incontra il Cantabrico, è il nostro campo base. Infiliamo i giubbotti salvagente e saliamo sui kayak. Il Sella scorre tranquillo ma deciso, incorniciato da montagne verdissime. L'acqua è cristallina e fredda. Lungo le sponde, aironi e martin pescatori ci osservano scettici. È un'immersione totale nella natura asturiana. Nel pomeriggio cambiamo prospettiva: da seduti sul kayak a seduti in sella. L'escursione a cavallo parte da Cangas de Onís, la prima capitale del Regno delle Asturie. I cavalli asturiani sono piccoli, robusti, abituati ai pendii. Attraversiamo boschi di castagni e prati dove pascolano le mucche locali. È un modo diverso di muoversi, più lento, più contemplativo. Llanes, l'ultima tappa costiera, è un gioiello medievale con porto peschereccio e spiagge da cartolina.

La Ruta del Cares
Costa Llanes

destra, il borgo di Llastres, una bottega di prodotti locali e un esemplare di

VERTICALE

SUI PICOS

avvoltoio grifone

Terzo giorno, sveglia alle sei, oggi si sale. Nico, la nostra guida di montagna, ci aspetta con l'attrezzatura e un sorriso che promette fatica e meraviglia. I Picos de Europa sono il cuore calcareo delle Asturie, un massiccio che raggiunge i 2.600 metri e che per secoli ha fatto da barriera tra costa e meseta. Furono le prime montagne avvistate dai marinai che tornavano dalle Americhe: da qui il nome. Saliamo ai Laghi di Covadonga, bacini glaciali incastonati nella roccia a 1.100 metri. Il Lago Enol e il Lago Ercina brillano sotto il sole, circondati da pascoli dove le vacche brucano indifferenti. Nico ci porta ancora più in alto, su sentieri che si arrampicano tra faggi nani e pietraie, dove il silenzio viene rotto solo dal verso dei rapaci. Sono quest’ultimi i veri signori di queste vette. Alziamo gli occhi e vediamo planare un Gyps fulvus, l’avvoltoio grifone. Poi, più veloce, passa un falco pellegrino in picchiata. Il mio compagno di viaggio mi spiega che i Picos sono un santuario per l'avifauna rupicola: aquile reali, gipeti, gracchi corallini. Un teatro naturale verticale dove la vita si adatta all'estremo. Nel pomeriggio affrontiamo un tratto della Ruta del Cares, il sentiero scavato nella gola che collega le Asturie con la Provincia di León. Camminare sulla Cares è un'esperienza al limite: il sentiero corre a strapiombo sul fiume, incastrato tra pareti che sembrano chiudersi sopra la testa. È stretta, esposta, vertiginosa. E assolutamente spettacolare. Ogni curva regala cascate che si gettano nel vuoto, capre selvatiche aggrappate a cornici impossibili, giochi di luce tra le rocce. Questa è l'Asturias estrema, quella che ti entra dentro e ti lascia senza parole.

OVIEDO E L'OMBRA DELL'ORSO

Passiamo la mattinata a Oviedo, capitale del Principato, elegante e raccolta. Il Mercado de El Fontán è un'esplosione di colori e profumi: formaggi DOP, mele da sidro, fabes (i fagioli della fabada asturiana), cacciagione, pesce fresco, chorizo, jamòn. Qui si capisce che le Asturie sono anche terra culinaria. Il cibo in questa zona è sostanzioso, onesto, fatto per chi lavora la terra e affronta le montagne. Nel pomeriggio ci spingiamo nel Parco Naturale di Somiedo, regno dell'orso bruno cantabrico. Con circa 300 esemplari, avvistarlo è questione di fortuna e pazienza. Arriviamo

in un mirador, insieme a noi ci sono una mezza dozzina di persone, tutti armati di binocolo e attrezzatura varia che scandagliano le pendici. L'orso è qui, da qualche parte. Noi non lo vediamo, ma sapere che esiste, che resiste, che abita queste montagne, è già un privilegio. Me l’ha fatto capire il mio amico e compagno di viaggio: a volte la natura si misura in assenze, in spazi che restano selvaggi proprio perché non tutto è accessibile.

L'ULTIMO SGUARDO

Sabato mattina, prima del volo, un'ultima tappa costiera. Cudillero è il villaggio più pittoresco: case multicolori impilate su un anfiteatro naturale che guarda il porto. Poi Cadavedo, con le sue scogliere "drammatiche" e la Playa del Silencio, una caletta isolata dove le onde si infrangono con un rombo sordo. Le Asturie non hanno il glamour della Costa Brava né la fama dei Pirenei. Eppure offrono un equilibrio perfetto tra natura selvaggia e cultura profonda, tra adrenalina e convivialità. Qui si cammina per scoprire, si mangia per capire, si alza il bicchiere per entrare in una comunità che ha fatto della sua geografia impervia un motivo di orgoglio. Le Asturie si raccontano camminando. E una volta iniziato il sentiero, è difficile non voler tornare.

Rizzi
Sopra, monumento al Sagrado Corazón de Jesús, Monte Naranco, Oviedo. Al centro, Picos d'Europa. A
Gyps Fulvus,
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PREDATRICI DI TERRENI

_ di Pietro

Durante il nostro viaggio nelle Asturie abbiamo avuto l’occasione di testare approfonditamente le Ultra Raptor II GTX di La Sportiva, nostro sponsor tecnico per l’intera durata della spedizione.

Le calzature sono state impiegate in condi zioni eterogenee, che spaziavano dai sentieri rocciosi e tecnici del massiccio del Picos de Europa fino ai terreni sabbiosi, umidi e salmastri lungo le coste di Gijón. Un banco di prova reale, concreto e continuativo: per oltre 15-16 ore al giorno, le Ultra Raptor II sono rimaste ai nostri piedi senza mai causare problemi di comfort, affaticamento o sfregamenti. Nessuna vescica, nessuna sensazione di piede “chiuso”, nemmeno dopo giornate intere di escursioni e trasferimenti.

Il merito va innanzitutto alla membrana Gore-Tex Extended Comfort, che ha svolto egregiamente il doppio compito di protezione e traspirazione. In ambienti umidi o bagnati, anche sotto la pioggia leggera, i piedi sono rimasti asciutti e termicamente bilanciati, mentre nei tratti più esposti al sole o durante i momenti di maggiore sforzo, il sistema ha consentito una buona dispersione dell’umidità interna, limitando al minimo la sensazione di surriscaldamento.

La struttura della scarpa si conferma robusta ma ben bilan-

ciata, con una tomaia in mesh resistente e rinforzi termosaldati in alta frequenza che conferiscono buona protezione senza appesantire il passo. Il sistema di allacciatura, integrato con la tomaia mediante passanti cuciti sulla fodera elastica interna, distribuisce in modo uniforme la tensione, garantendo fasciatura stabile e riducendo i micro-movimenti interni, spesso causa di vesciche o affaticamento muscolare nei percorsi lunghi.

Dal punto di vista della stabilità, si apprezza la tallonetta stabilizzante posteriore, particolarmente utile durante i traversi più tecnici e nei tratti rocciosi con pendenza laterale. Anche su terreno instabile o misto (rocce bagnate, fango, erba umida), la scarpa ha sempre restituito una buona percezione del fondo e un appoggio sicuro.

La suola FriXion White, con tassellatura scolpita e il caratteristico Trail Bite Heel, ha garantito un grip eccellente sia in salita che in discesa, con particolare efficacia nei tratti in cui era richiesta una frenata più controllata.

Infine, da segnalare la disponibilità della versione Comfort Wide Fit, ideale per chi necessita di un maggior volume interno: una scelta tecnica importante che amplia la platea di utilizzatori potenziali, specie per escursionisti con pianta larga o per chi indossa calze tecniche più spesse in inverno.

>> CONCLUSIONI

Le Ultra Raptor II GTX di La Sportiva si confermano una calzatura ad alte prestazioni, pensata per un utilizzo intensivo su percorsi off-road di lunga distanza e in condizioni variabili, anche in ambito invernale. Nella nostra esperienza sul campo hanno dimostrato affidabilità, comfort prolungato e adattabilità a diversi ambienti – caratteristiche fondamentali per chi opera nel settore outdoor professionale. Una calzatura che non ha bisogno di rodaggio, che lavora bene anche sotto stress prolungato e che può rappresentare una scelta strategica per guide, accompagnatori e professionisti del settore outdoor alla ricerca di un prodotto tecnico, durevole e sicuro.

© Giacomo Tonoli
Ultra Raptor II GTX
Dai sentieri tecnici del Picos de Europa alle coste di Gijón: le Ultra Raptor II GTX di La Sportiva si confermano un riferimento per l’hiking off-road
Assereto
© Giacomo Tonoli

DAL LABORATORIO ALLA VETTA

18 capi, 6 chilogrammi, infinite possibilità: Vertigo ridefinisce l'alpinismo moderno con performance scientificamente validate e design made in Montura

Montura presenta Vertigo, la collezione più avanzata mai sviluppata dal brand trentino per l'alpinismo e l'esplorazione verticale. Un sistema integrato di 18 capi essenziali che pesano complessivamente solo sei chilogrammi e stanno in uno zaino: abbastanza per affrontare qualsiasi condizione climatica, dai baselayer ai gusci, fino agli indumenti tecnici imbottiti.

Nata dalla collaborazione storica con guide alpine, alpinisti e professionisti del soccorso alpino, Vertigo incarna la filosofia del marchio: cercare sempre una nuova via, unendo tecnica, ricerca e responsabilità ambientale. Ogni capo è stato progettato come parte di un ecosistema versatile, capace di adattarsi a diversi terreni, quote e scenari climatici in tutte le stagioni.

FIELD TESTING SCIENTIFICO E PROVE ESTREME

Realizzare abbigliamento tecnico capace di affrontare le condizioni più estreme richiede molto più che un buon design: servono dati, esperienza sul campo e test rigorosi. Ed è ciò che distingue Vertigo: un protocollo di field testing senza precedenti. Per validarne le performance, Montura ha portato Vertigo nel

luogo più estremo che si possa immaginare: dentro una tempesta, ricreata in laboratorio. Al terraXcube, il centro di simulazione climatica di Eurac Research nel cuore delle Dolomiti, è possibile replicare in modo preciso e controllato gli scenari ambientali più estremi della Terra: temperature da -40°C a +60°C, altitudini fino a 9.000 metri, pioggia, neve e venti a 100 km/h. In questo ambiente controllato, gli alpinisti Nives Meroi, Romano Benet e Hervé Barmasse hanno messo alla prova l’intera collezione Vertigo. Equipaggiati con sensori biometrici, hanno affrontato test che hanno monitorato in tempo reale le reazioni del corpo – temperatura, umidità, frequenza cardiaca – insieme alle prestazioni dei capi in condizioni sia statiche che dinamiche. Ogni fase del test è stata supervisionata dal team scientifico di EURAC per garantire sicurezza e precisione.

Ma il laboratorio è stato solo l'inizio. La validazione finale è avvenuta in montagna: Hervé Barmasse ha completato la prima traversata invernale solitaria di tutte le principali cime del Gran Sasso, mentre Nives Meroi e Romano Benet hanno aperto una nuova via sul Kabru, in Himalaya. Tempeste reali, freddo estremo e alta quota hanno confermato ciò che i dati scientifici avevano previsto.

Questa doppia validazione – scientifica e alpinistica – è ciò che Montura intende per field-testing. Non si tratta solo di indossare un capo in condizioni difficili, ma di testarlo in ambienti controllati, replicabili, e poi nelle sfide reali più dure.

La nuova linea Vertigo è il kit essenziale per ogni alpinista, un guardaroba completo progettato per affrontare la montagna in qualsiasi condizione e stagione. Una collezione che unisce leggerezza, funzionalità e resistenza, offrendo tutto ciò di cui si ha bisogno per andare in verticale

TECHNICAL SHELLS

I gusci tecnici Vertigo sono progettati per gli alpinisti che vogliono vivere appieno gli elementi, affrontandoli senza compromessi. Il brand ha dato priorità alla libertà di movimento totale, con caratteristiche ridotte all’essenziale

VERTIGO GTX PRO

La giacca Vertigo GTX Pro Jacket e i pantaloni Vertigo GTX Pro Cover Pants sono progettati per l’alpinismo tecnico, offrendo protezione totale in condizioni estreme senza compromettere comfort o mobilità. Realizzati in Weather-Ready e Gore-Tex Pro a tre strati con membrana ePE, assicurano impermeabilità, traspirabilità e resistenza. Il design Ergo-Fit e gli inserti in Gore-Tex Stretch garantiscono la massima libertà di movimento, mentre la costruzione leggera e i dettagli funzionali ne aumentano versatilità e prestazioni.

VERTIGO 3L

La giacca Vertigo 3L Jacket e i pantaloni Vertigo 3L Cover Pants rappresentano l’evoluzione leggera e dinamica della linea, progettata per alpinisti che richiedono protezione senza peso superfluo. Realizzati in tessuto Weather-Ready Prometeo 3L (20.000 mm di impermeabilità / 50.000 g/m² / 24h di traspirabilità) in Nylon 6 riciclato con trattamento DWR senza PFAS, uniscono performance e sostenibilità. Il design Ergo-Fit con inserti in GoreTex Stretch assicura libertà di movimento e comfort anche nelle condizioni più estreme.

INSULATED LAYERS

Gli strati isolanti termo-adattivi sono progettati per offrire calore e protezione dagli elementi. Perché scegliere tra calore e impermeabilità quando si possono avere entrambi?

VERTIGO WATERPROOF DUVET

Il Vertigo Waterproof Duvet è un’innovazione unica di Montura: grazie alla Cross-Section Technology brevettata, elimina i ponti termici per un calore superiore in una costruzione completamente impermeabile. Supportato dalla garanzia Weather-Ready per una protezione totale dagli elementi, è realizzato con piumino Thermo-Adaptive

(750 CUIN, senza PFAS) e design Ergo-Fit per isolamento, comfort e libertà di movimento anche in condizioni estreme. La speciale costruzione CrossSection assicura un’imbottitura a camere uniformi, mantenendo un isolamento termico costante anche nelle zone soggette a compressione, come sotto gli spallacci dello zaino. Grazie a bande di tessuto termico, il materiale isolante resta efficace anche lungo le cuciture, prevenendo i ponti termici tipici delle costruzioni tradizionali.

VERTIGO DIAMOND DUVET

Il Vertigo Diamond Duvet è progettato per rapide ascensioni alpine, offrendo calore, leggerezza e protezione in una giacca mid-weight comprimibile. Il piumino Thermo-Adaptive (750 CUIN, senza PFAS) assicura isolamento anche da bagnato, mentre il tessuto Pertex Quantum Diamond Fuse aumenta resistenza e idrorepellenza. Il design Ergo-Fit favorisce la mobilità, mentre il cappuccio compatibile con casco garantisce piena visibilità. Il giusto equilibrio tra efficienza termica, comfort e prestazioni.

OCTA THERMAL LAYERS

Gli strati OCTA di Montura sono progettati per offrire il miglior equilibrio tra leggerezza ed efficienza termica

VERTIGO OCTA

La Vertigo OCTA High Neck e i pantaloni Vertigo OCTA sono baselayer tecnici pensati per il freddo estremo. Realizzati in tessuto OCTA ultraleggero e con tecnologia Thermo-Adaptive di Montura, trattengono il calore, asciugano rapidamente e sono il 50% più leggeri dei materiali convenzionali. La costruzione Ergo-Fit aumenta la mobilità: la High Neck integra un collettobuff protettivo, mentre i pantaloni concentrano il calore nelle aree chiave. Il set perfetto per ambienti impegnativi come l’arrampicata su ghiaccio.

VERTIGO OCTA HOODED MAGLIA

È un fleece tecnico che massimizza il rapporto calore/peso grazie alla tecnologia Thermo-Adaptive di Montura. Realizzata in poliestere OCTA (69 g/m²), intrappola l’aria per l’isolamento pur mantenendo traspirabilità elevata, asciugatura rapida e un peso ridotto del 50% rispetto ai tessuti standard. La costruzione Ergo-Fit con inserti elasticizzati garantisce mobilità e comfort. Leggera e protettiva, è ideale per attività outdoor impegnative.

Vertigo GTX Pro
Vertigo Waterproof Duvet
Vertigo Waterproof Duvet
Vertigo Octa Hooded Maglia

THUNDER, LA FAMIGLIA SI ALLARGA

La linea di calzature di Trezeta si amplia, aggiungendo due modelli ibridi e versatili, adatti a svariate attività outdoor dove il comfort non è un optional

C’è una nuova protagonista nel mondo dell’escursionismo leggero: si chiama Thunder Leather ed è la nuova calzatura da hiking di Trezeta disponibile in versione Mid e Low. I due modelli sono disponibili oggi anche nella versione in pregiata pelle scamosciata che si adatta al piede restituendo comfort durante un utilizzo più prolungato.

THUNDER LEATHER WP

Questa scarpa presenta una design accattivante e aggressivo mantenendo una leggerezza senza precedenti senza rinunciare all’aspetto tecnico. Vanta infatti un rivoluzionario blocco suola che assicura comfort e versatilità. Si rivela il compagno ideale per una vasta gamma di attività.

THUNDER LEATHER MID

Unendo stile e funzionalità, questo modello è disponibile ora anche in suede che, abbinata a un tessuto tecnico traspirante, assicura protezione e ventilazione naturale. Presenta un look deciso e moderno ma, soprattutto, si conferma tra le più leggere della sua categoria. Garantisce massimo comfort anche nelle giornate più fredde e umide.

M.G.M. S.p.A. - 0423.489310 - info@trezeta.com

TOMAIA / realizzata in pelle scamosciata impermeabile (WP Suede)

INTERSUOLA / in Moulded EVA, garantisce ammortizzazione leggera, mentre la suola in gomma assicura trazione e durata

PLANTARE / in EVA e tessuto aumenta il comfort e la stabilità, rendendo la Thunder Leather una calzatura ideale anche per le stagioni più fredde e umide

PESO /

Thunder Leather Mid WP Uomo: 495 g per mezzo paio

Thunder Leather Mid W’s WP Donna: 440 g per mezzo paio

PERFORMANCE LEGGERA, TECNOLOGIA ESTREMA

Dalla progressione su ghiacciaio alle vie sportive più dure: Climbing Technology member of SKYLOTEC presenta ALTIMATE e ABO, due imbracature ultralight pensate per l’alpinismo tecnico e l’arrampicata ad alto livello

ALTIMATE Walk/Ski

ALTIMATE

Un’imbragatura modulare a doppia configurazione – Walk/Ski e Climb – che permette di affrontare con sicurezza sia le fasi di avvicinamento che le sezioni tecniche. Il passaggio tra le due modalità è rapido, intuitivo e si può effettuare senza togliere l’imbracatura, anche con i guanti. Il segreto sta nel sistema Versalock, che permette una regolazione precisa, e nei materiali: un tessuto anisotropo che garantisce sostegno e flessibilità senza l’uso di imbottiture, derivato dalle competizioni di vela e 100% climate neutral, con una percentuale di materiale riciclato tra il 28 e il 39%. L’anello di assicurazione senza cuciture riduce l’ingombro e semplifica la gestione di moschettoni e longe. I punti di attacco rifrangenti migliorano la sicurezza in condizioni di scarsa visibilità, mentre i cosciali, completamente apribili, hanno doppia regolazione e elastici di sostegno. ALTIMATE si piega facilmente e trova posto nello zaino o nella tasca di una giacca: solo 150 g in taglia M-L, senza compromessi su funzionalità e durabilità. Completano l’equipaggiamento tre porta-materiali, due inserti per moschettoni e fettucce per viti da ghiaccio.

skylotec.com

ABO

Per chi cerca il massimo in termini di leggerezza, sensibilità e comfort in falesia o in gara, ABO è la risposta. Solo 135 g (taglia M-L), con una costruzione essenziale ma altamente performante. Realizzata con lo stesso tessuto tecnico anisotropo di ALTIMATE, ABO offre una sorprendente capacità di distribuzione del carico senza imbottiture, mantenendo un comfort elevato anche in sospensione. Il design ergonomico della cintura e dei cosciali garantisce una vestibilità precisa e avvolgente. Anche in ABO troviamo l’anello di assicurazione compatto e senza cuciture, i punti di legatura rifrangenti e gli elastici di sostegno regolabili. I cosciali, in questo caso fissi, migliorano la stabilità senza sacrificare la mobilità. Con cinque porta-materiali e due inserti per moschettone, ABO è pronta a seguire l’atleta dalle gare agli itinerari più impegnativi, offrendo la massima funzionalità nel minimo ingombro.

Thunder Leather WP
Thunder Leather Mid

LA CREATIVITÀ NON VA IN LETARGO

La FW 25/26 per E9 si traduce in capi creativi, di qualità e sostenibili, con un fit studiato per essere indossato sia durante che fuori l'attività sportiva

- PER LUI -

TURTLE

Linee pulite, materiali naturali e una vestibilità rilassata definiscono TURTLE, felpa girocollo realizzata in 100% cotone organico e interamente made in Italy. Un capo pensato per chi cerca comfort e qualità, con uno sguardo attento alla sostenibilità. Il fit comodo ma equilibrato lo rende ideale da indossare nel quotidiano o nelle pause tra una sessione e l’altra. Disponibile in quattro tonalità, abbinate a due grafiche originali, presenta un ricamo essenziale sul lato cuore, dettaglio che racconta l’identità del brand e la cura per i particolari.

TURTLE back

BLAT3-VS

BALT3-VS back

Pensato per chi cerca un capo capace di coniugare stile personale e funzionalità, BALT3VS è un pantalone progettato per l’arrampicata e l’outdoor, realizzato tramite la combinazione di quattro diverse texture di velluto. Un mix materico che dona identità al prodotto senza rinunciare alla libertà di movimento. La tasca posteriore, con logo ricamato, e il dettaglio in ecopelle sulla gamba sinistra valorizzano il design con elementi distintivi. Vita e fondo gamba regolabili consentono una vestibilità versatile, adatta sia all’attività che al tempo libero. Con il suo fit regolare e la produzione made in Italy, BALT3-VS interpreta l’abbigliamento outdoor con un linguaggio personale, attento ai dettagli e al carattere dei materiali.

- PER LEIAURA

Linee essenziali e materiali naturali definiscono AURA, felpa girocollo in 100% cotone organico, pensata per offrire comfort e stile sia nelle giornate all’aria aperta che nei momenti più informali. Il fit rilassato, studiato per una vestibilità femminile e versatile, la rende ideale da indossare prima o dopo l’attività, o semplicemente nel tempo libero. Prodotta interamente in Italia, è disponibile in quattro tonalità, ciascuna associata a una delle due stampe grafiche originali. Un capo che accompagna con naturalezza chi vive l’outdoor con autenticità.

ONDA-VS

Realizzato in velluto a coste di cotone organico, ONDA-VS unisce comfort e resistenza per accompagnare le attività outdoor e di arrampicata. Le tasche in tessuto a contrasto e il ricamo sul retro aggiungono carattere al capo, mentre i cordoncini portaspazzolini su entrambi i lati garantiscono praticità durante la performance. La vita e il fondo gamba regolabili permettono una vestibilità su misura, con un fit slim che facilita il movimento senza appesantire. Prodotto interamente made in Italy, ONDA-VS rappre senta l’incontro tra materiali naturali e funzionalità pen sata per l’outdoor.

ONDA-VS back

INNOVAZIONE PER L’OUTDOOR IN OGNI STAGIONE

Ande presenta una collezione di giacche moderne e sostenibili, per chi durante l’inverno non si ferma, ma lo attende per riscoprire e vivere la natura nella sua versione più autentica

Dedicata a chi non si ferma davanti al freddo la nuova collezione di giacche imbottite, è pensata per accompagnare ogni avventura, anche con temperature rigide e condizioni meteo imprevedibili. Da sempre sinonimo di qualità e passione per la montagna, il marchio lecchese consolida la sua presenza anche nella stagione invernale 25/26 proponendo capi tecnici, performanti e accessibili, senza rinunciare a comfort, stile e sostenibilità.

Dietro ogni giacca Ande c’è una ricerca su materiali e tecnologie che uniscono performance e rispetto per l’ambiente: dalle imbottiture in piumino 90/10, come per la nuova Scotoni jkt, ideali per chi cerca leggerezza e calore, alle soluzioni in Sorona, imbottitura sintetica realizzata con un polimero parzialmente vegetale che garantisce un isolamento termico sostenibile e durevole durante l’attività. Per chi predilige invece materiali riciclati si propongono capi come Baltoro jkt e ªAgner jkt con imbottitura Thermore, realizzata a partire da bottiglie in plastica PET. Per chi vuole il massimo della tecnologia, alcuni modelli, come l’innovativa giacca da alpinismo Solleder jkt, integrano tessuti con Graphene, materiale dalle straordinarie proprietà termoregolanti che mantiene la temperatura corporea stabile, migliorando comfort e prestazioni in ogni condizione climatica.

La filosofia di Ande è semplice e autentica: un buon prodotto deve poter essere alla portata di tutti, perché è tutto “questione di equilibrio”. La nuova collezione, infatti, è pensata per accompagnare una nuova generazione di appassionati, giovani e attivi, e soddisfare tanto l’alpinista esperto, quanto chi ama vivere la natura in modo più tranquillo, ma con la certezza di indossare un capo tecnico dal design pulito e contemporaneo in ogni stagione.

Per un brand piccolo ma in crescita come il nostro, è importante allinearci con le esigenze di sostenibilità del mercato outdoor attuale e dimostrarci coerenti nell’operato. Per questo motivo, oltre a una sempre maggior attenzione nello sviluppo prodotto, abbiamo iniziato un percorso per monitorare la nostra sostenibilità, ottenendo un rating di BBB in ambito ESG. Questo aspetto sarà importante per il nostro futuro e per rendere misurabile il nostro impegno sotto ogni aspetto: vogliamo continuare a crescere e migliorarci ma in armonia con l’ambiente e nel rispetto di chi opera in tutta la filiera Nicola Faccinetto, responsabile marketing & comunicazione

Avantgarde - 0341 288573 - customer@ande.it

STILE E CALORE

DALLA

CITTÀ ALLE VETTE

Con questa campagna Icepeak vuole motivare le persone a muoversi all’aria aperta e vivere con stile tutte le esperienze che la natura e gli ambienti urbani possono offrire

La nuova collezione FW propone capi dedicati all’outdoor urbano, al campeggio, all’e scursionismo, ma anche all’alpinismo e agli sport invernali. Il tema centrale è l’adattabilità dei prodotti: colori nude, tagli comodi e lunghezze crop donano uno stile streetwear, che offre versatilità e indossabilità anche in ambienti cittadini. I capi tecnici della collezione, infatti, sono adatti anche alla vita quotidiana e possono essere combinati con il classico abbigliamento outdoor. La sezione dedicata alla neve propone capi perfetti per il mondo degli sport invernali: abbigliamento ideale per lo scialpinismo, per lo snowboard, ma anche per i momenti dedicati al relax e al divertimento come gli après ski. Icepeak ha pensato anche ai più piccoli, a cui propone capi pratici, confortevoli e multifunzionali, indossabili sia per andare a scuola durante le stagioni più fredde, che per praticare le varie avventure outdoor e gli sport all’aria aperta.

COLONY MIDLAYER

I bestseller non nascono per caso. Sono molti i fattori che contribuiscono a rendere un particolare prodotto il preferito tra tutti all’interno di una collezione. In questo caso, a spiccare tra i capi della stagione autunno-inverno 2025 è il morbidissimo Colony Midlayer grazie alla sua versatilità perfetta per i cambiamenti metereologici repentini che caratterizzano questo periodo. Il capo offre calore e scalda in ogni situazione: durante un campeggio, sciando, passeggiando al parco, in vacanza in una baita o anche semplicemente a casa. Il pile soffice di Colony ha, inoltre, un look accattivante: il collo alto offre calore quando serve e i dettagli in pelle finta aggiungono un tocco di stile.

info@luhta.it - luhta.com

Colony Midlayer

IL DUO IDEALE

CMP presenta le novità in Merino della linea Unlimitech, progettata per tutti gli appassionati di outdoor che desiderano vivere la montagna contando su comodità e prestazioni

GIACCA IBRIDA UNLIMITECH dove tecnologia e comfort si incontrano

Perfetta come secondo strato per le attività outdoor ad alta intensità, questa giacca ibrida unisce performance, comfort e sostenibilità. L’imbottitura PrimaLoft Black ThermoPlume, realizzata al 100% in poliestere riciclato, offre un calore leggero e costante imitando le caratteristiche isolanti della piuma, ma con i vantaggi di una fibra sintetica: traspirabilità, rapida asciugatura e facile manutenzione. Il design è studiato per accompagnare il corpo nei movimenti: pannelli laterali e sotto-manica in softshell elasticizzato favoriscono la libertà di movimento, mentre la trapuntatura sul busto dona al capo un look moderno e mantiene il calore. L’esterno è idrorepellente, la zip frontale è dotata di patta antivento e antisfregamento e sono presenti due comode tasche laterali con zip.

PANTALONI UNLIMITECH IN MERINO comodità e calore costante in alta quota

Questo pantalone è progettato per offrire comfort termico, traspirabilità e massima libertà di movimento. L’esterno è in tessuto stretch ed è dotato di trattamento water repellent, che garantisce protezione dalla pioggia leggera. Lo strato interno, realizzato in lana merino garzata, dona calore naturale, proprietà antibatteriche e delicatezza sulla pelle. Presenti due tasche laterali con zip e una cintura regolabile sui fianchi che assicura una vestibilità e stabilità anche nelle escursioni più dinamiche. Perfetti per affrontare condizioni variabili con funzionalità e stile, i pantaloni della linea Unlimitech sono la scelta ideale per chi vive le esperienze outdoor senza rinunciare al comfort.

Linea
Unlimitech

LA MONTAGNA ON STAGE

Con Apreski Milano Mountain Show si è voluto portare in città un assaggio di inverno con un evento che ha unito sport, spettacolo e intrattenimento di Sara Canali

Portare l’energia e l’autenticità della montagna in città. Con questo obiettivo si è svolta la prima edizione di Apreski Milano Mountain Show, la kermesse andata in scena da giovedì 16 a domenica 19 ottobre presso il Big Theatre di MIND – Milano Innovation District. Fortemente voluta dalla FISI, Federazione Italiana Sport Invernali, la fiera ha voluto mettere al centro il mondo della montagna in tutte le sue sfaccettature, restituendo quel kick off alla stagione invernale che per anni era coinciso con la fiera Skipass di Modena. L’inaugurazione è stata segnata da un atto simbolico: la creazione di una "cordata" alla quale il Ministro del Turismo Daniela Santanché e i membri del Comitato hanno agganciato un moschettone, a simboleggiare la fiducia reciproca e la collaborazione per il futuro del sistema montano italiano. Altro momento molto atteso per gli operatori di settore è stato quello di venerdì 17, con l’Assemblea Generale di ANEF, Associazione Nazionale Esercenti Funiviari, seguita da una serie di panel dedicati allo sviluppo sostenibile e all’innovazione tecnologica, spaziando dai nuovi modelli di mobilità all’utilizzo dei big data. La giornata si è poi conclusa con il Trentino Mountain Talk, un focus sulla profonda trasformazione del comparto montano. Il report completo della manifestazione sarà pubblicato sul primo numero di SnowBusiness Magazine, in allegato a Outdoor Magazine di novembre.

La manifestazione è stata organizzata in due spazi: uno interno al teatro, dedicato a panel, talk e conferenze; e un’area esterna allestita come un vero village, con gli stand del Pool Sci Italia e le nuove collezioni sci 2025–26 dei marchi del consorzio. Qui il pubblico ha potuto indossare i modelli e provare una vera discesa su una pista sintetica lunga 40 metri, dotata di tapis roulant per la risalita, affiancata da un circuito dedicato allo sci nordico e al biathlon. Un’anteprima inedita dell’inverno, resa possibile grazie a Newsnow e accompagnata dai Maestri AMSI e ColNaz, che hanno guidato i partecipanti passo dopo passo. All’attività hanno preso parte anche diverse scuole dell’area meneghina. Non solo inverno, ma una visione della montagna a 360 gradi, come ha testimoniato l’installazione Skill Area MTB, firmata Vittoria Park: un vero bike park

urbano dove affrontare percorsi e ostacoli, scoprendo la mountain bike come esperienza di sport e movimento accessibile a tutti, dai neofiti agli appassionati più esperti, con il supporto di trainer qualificati e momenti educational dedicati alla sicurezza e alla meccanica di base.

GLI APPUNTAMENTI

Il giorno clou della manifestazione è stato sabato 18 ottobre, quando Apreski ha aperto le sue porte al pubblico dopo due giornate riservate agli operatori del settore. Alle 12 si è svolto il Media Day della FISI, durante il quale le stelle degli sport invernali italiani hanno incontrato gli appassionati in vista della nuova stagione agonistica: tra loro Federica Brignone, Sofia Goggia, Federico Pellegrino, Dominik Paris, Dorothea Wierer e molti altri. Un secondo appuntamento con il Media Day si è tenuto anche domenica 19, con atleti e discipline di tutte le specialità federali protagonisti della giornata conclusiva. Grande successo anche per il party di sabato sera firmato Radio 105, che ha trasformato il Big Theatre di MIND in un’arena di musica e intrattenimento. Sul palco si sono alternate le performance live di Vidaloca e Il Pagante, seguite dal dj set di DJ Matrix e Paolo Noise.

>> COS’È IL MIND?

Durante la cerimonia di inaugurazione è salito sul palco Fabrizio Zichichi, executive project director di Lendlease, per raccontare la visione di MIND –Milano Innovation District. Ma cos’è esattamente questo nuovo polo milanese che punta a diventare il cuore dell’eccellenza scientifica e tecnologica italiana? Si tratta di un nuovo quartiere della città, sorto nell’area che aveva ospitato Expo Milano 2015, a Rho–Pero, nella zona nord-ovest di Milano. Parliamo di un’area di circa 1 milione di metri quadrati, su cui è previsto un investimento complessivo di oltre 4,5 miliardi di euro entro il 2040, con l’obiettivo di accogliere circa 60.000 persone tra lavoratori, studenti e residenti.

In sintesi, MIND è un progetto di rigenerazione urbana e industriale che trasforma il sito dell’Expo in una “città del futuro”, dove convivono scienza, tecnologia, imprese, università, salute, cultura e spazi verdi. Il progetto è nato ufficialmente nel 2018 grazie alla partnership pubblico-privata tra Arexpo S.p.A., società pubblica proprietaria dei terreni, e Lendlease, gruppo internazionale di real estate e infrastrutture che si occupa dello sviluppo e della gestione dell’area. Oggi al MIND sono già presenti, tra gli altri, Human Technopole, Ospedale Galeazzi–Sant’Ambrogio e l’Università Statale di Milano, che entro il 2026 completerà il nuovo Campus delle Scienze della Vita, destinato a ospitare migliaia di studenti e ricercatori.

LE AREE

NUOVA SEDE, NUOVA ERA

Reusch inaugura il suo quartier generale italiano a Vignate (MI), frutto di un investimento di quasi 20 milioni di euro, pensato per rispondere alle esigenze di crescita del brand di Sara Canali

Un edificio moderno, progettato per garantire efficienza logistica e qualità del lavoro, con spazi già predisposti a supportare una crescita fino al 75% nei prossimi anni. Si presenta così la nuova sede di Vignate (MI) di Reusch, l’azienda fondata nel 1934 da Karl Reusch in Germania e diventata oggi uno dei punti di riferimento mondiali nella produzione di guanti sportivi di alta qualità. Con questa apertura, l’azienda consolida il proprio ruolo internazionale e ribadisce il legame con il mondo del calcio e dello sci alpino. L’inaugurazione si è svolta il 18 settembre alla presenza del presidente Stefan Weitzmann e del figlio Erich che, nel ruolo di amministratore delegato, rappresenta la terza generazione in azienda. Non solo: presenti anche atleti e ambassador d’eccezione come la sciatrice Lara Colturi, la nuotatrice Simona Quadarella e i portieri Christian Abbiati e Lorenzo Torriani.

LA NUOVA SEDE

Erich Weitzmann, ceo di Reusch

Dopo aver lasciato la storica sede di Cernusco sul Naviglio (MI), attiva dal 1979 e ormai non più adeguata a gestire un’organizzazione così articolata, Reusch ha aperto la sua nuova sede operativa a Vignate, a una quindicina di chilometri da Milano. L’obiettivo: concentrare le attività logistiche e migliorare il servizio ai clienti grazie a una struttura all’avanguardia, il cui cuore operativo è un magazzino su tre livelli da 2.500 metri quadrati ciascuno, dotato di sistemi di picking manuale e scaffalature moderne, progettate dopo un’attenta analisi condotta da un professore dell’Università di Padova. A questo si aggiungono sei baie di carico e due accessi riservati ai corrieri, per ottimizzare tempi e spedizioni, oltre ad altre soluzioni di ultima generazione come innovativi impianti di sollevamento e illuminazione automatizzata. Gli uffici, disposti su un unico piano, ospitano attualmente 60 dipendenti.

UN HEADQUARTER GREEN

La sostenibilità è al centro del progetto: l’edificio è dotato di un impianto fotovoltaico e di una pompa di calore in grado di produrre energia superiore al fabbisogno medio, con l’eccesso immesso in rete. È stato inoltre installato un serbatoio antincendio sotterraneo da 700 metri cubi. Il contesto esterno valorizza l’integrazione con l’ambiente: 12 arbusti autoctoni tipici del Parco Agricolo Sud di Milano circondano la struttura, insieme ad ampie aree verdi. La famiglia Weitzmann ha voluto porre grande attenzione al benessere dei dipendenti: spogliatoi moderni, cucina interna, aree relax, due stanze per brevi soggiorni

di ospiti o collaboratori e una terrazza vivibile completano le aree dedicate al welfare. Presente anche un appartamento per il custode, che garantisce un presidio 24/7 della sede.

IL BRAND

Oggi Reusch è una realtà internazionale con una presenza consolidata in Europa e nei mercati sportivi più importanti del mondo. La sede italiana gestisce direttamente, senza intermediazioni, 10 Paesi europei, coordinando un team vendite dedicato e una rete di 40 rappresentanti. A livello globale, il marchio si affida a 69 distributori che garantiscono la presenza in 93 Paesi. Numerosi campioni del calcio e dello sci – oltre 700 professionisti di alto livello – scelgono Reusch. Tra questi spiccano Lara Colturi, Mikaela Shiffrin e Marco Odermatt. Inoltre, dal 2023 Reusch distribuisce Speedo in Italia e Austria, Deuter in Italia dal 1995 e Red Bull SPECT Eyewear nel nostro Paese.

>> L'INTERVISTA LARA COLTURI, AMBASSADOR REUSCH

In occasione dell’inaugurazione, abbiamo incontrato Lara Colturi, sciatrice alpina naturalizzata albanese, oggi tra le promesse più interessanti del Circo Bianco e ambassador Reusch.

Un accessorio come un guanto può fare la differenza in pista o in allenamento?

Il guanto è molto importante per diversi motivi. Prima di tutto ci protegge dal freddo: capita di gareggiare anche a –30 gradi e vi assicuro che è straziante. Un buon guanto può davvero fare la differenza. Inoltre, dobbiamo affrontare gli impatti con i pali viaggiando a 100 km/h: avere una protezione efficace è vitale in termini di sicurezza. Quanti guanti hai e come li utilizzi?

Ne uso principalmente due tipi: moffole e guanti a cinque dita. Dipende dalla temperatura: quando fa molto freddo preferisco le moffole, mentre scelgo le cinque dita quando ho bisogno di più grip. Lo stesso vale per le discipline: moffole per la discesa, cinque dita per le gare tecniche.

Che rapporto si crea tra una sciatrice e un’azienda come Reusch?

È un rapporto molto stretto, basato su feedback reciproci. Avere un buon feeling con il guanto è fondamentale e l’azienda è sempre pronta ad ascoltarci e a migliorare i prodotti in base alle nostre esigenze. Siamo i principali tester dei guanti e il nostro punto di vista conta molto.

Ti piacerebbe creare un guanto personalizzato, magari in capsule collection con il brand?

Sì, tantissimo. Ho già tuta e casco personalizzati e il guanto sarebbe la chicca finale per esprimere al meglio la mia personalità.

Nuova sede Reusch a Vignate (MI)
Guanti di Marco Odermatt, World Cup Winner 2024/25

11-13/01/2026

Fiera Bolzano

Messe Bozen

International Trade Show for Snow Sports and Outdoor

IL VILLAGGIO CHE VERRÀ

Le strutture che ospiteranno gli atleti durante i Giochi si tramuteranno nel più grande studentato in edilizia convenzionata in Italia, dando un nuovo volto al quartiere milanese

di Scalo Romana

di Sara Canali

Un villaggio olimpico che si appresta a diventare una vera eredità per la città di Milano. Questo il progetto presentato da COIMA SGR durante una cerimonia alla presenza di istituzioni, investitori, studenti e maestranze avvenuta nello Scalo di Porta Romana il 30 settembre. Le camere in cui 1.700 atleti provenienti da tutto il mondo dormiranno durante i Giochi, saranno pronte ad accogliere altrettanti studenti universitari dando vita al più grande studentato in edilizia convenzionata in Italia che coprirà il 6% del fabbisogno di posti letto per studenti della città di Milano. Un progetto che rientra nel 50% di edilizia accessibile del nuovo quartiere di Scalo Romana dove, grazie a un nuovo modello di sviluppo immobiliare fondato sulla collaborazione tra cooperative e fondi, verranno realizzati 320 appartamenti tra edilizia convenzionata ed edilizia residenziale pubblica.

IL CANTIERE

Il Villaggio Olimpico di Milano Cortina 2026 è pronto con largo anticipo: i lavori sono stati completati 30 giorni prima della consegna prevista per fine luglio 2025 e dal 1° ottobre le strutture sono ufficialmente entrate nella disponibilità della Fondazione Milano Cortina 2026, come stabilito nell’accordo firmato con COIMA lo scorso luglio. Un risultato che parla di efficienza, ma anche di sostenibilità, il filo conduttore dell’intero progetto. La progettazione del Villaggio è stata infatti guidata dai più alti standard ambientali, con l’obiettivo di integrare gli spazi nati per gli atleti nel futuro quartiere, riducendo al minimo i lavori di riconversione e i relativi impatti sull’ambiente. I circa 10.000 metri quadrati dedicati ai servizi per gli atleti, tra palestra, co-working, ristorazione e strutture medico-sanitarie, diventeranno, una volta conclusi i Giochi, spazi di servizio privati a uso pubblico. Una filiera interamente italiana, per un valore complessivo di 140 milioni di euro in appalti, ha portato a termine l’opera dopo un attento processo di valutazione delle performance di sostenibilità. Grazie a tecniche di prefabbricazione e serializzazione avanzate, il cantiere ha lavorato con una media di 200 operai al giorno, tra fabbrica e sito, ottimizzando tempi e risorse. Spazio anche alla mobilità green con percorsi ciclabili, parcheggi per biciclette

e colonnine di ricarica per veicoli elettrici promuovono spostamenti sostenibili, mentre gli spazi pubblici accessibili rafforzano l’idea di benessere sociale e creazione di una comunità viva e partecipata.

SPAZI SOCIALI

Il Villaggio non sarà solo un luogo dove vivere, ma uno spazio da condividere. Oltre alle sei nuove palazzine residenziali e al recupero dei due edifici storici preesistenti, nasceranno 40.000 metri quadrati di aree pubbliche e verdi, con campi da basket e padel aperti alla cittadinanza. Le piazze del Villaggio saranno i veri cuori pulsanti del nuovo quartiere, mentre le ampie terrazze laterali delle palazzine, ispirate alle vecchie case di ringhiera milanesi, saranno rivestite da piantumazioni verticali e pensate come spazi di incontro, continuità e socialità. Il progetto sarà inoltre connesso al resto del quartiere attraverso un programma civico e culturale: un palinsesto di eventi e iniziative che riprende il modello di BAM – Biblioteca degli Alberi Milano, punto di riferimento per la gestione partecipata degli spazi urbani.

IMMOBILI

Il piano residenziale dello Scalo Romana guarda al futuro dell’abitare sostenibile: tra studentato e abitazioni, il nuovo quartiere offrirà soluzioni per oltre 2.500 persone in edilizia sociale o convenzionata, contribuendo in modo concreto al Piano Casa del Comune di Milano e all’iniziativa abitativa sostenibile promossa da Confindustria. Accanto ai posti letto dello studentato, sorgeranno circa 320 unità abitative realizzate grazie all’accordo quadro tra COIMA e CCL (Consorzio Cooperative Lavoratori): 220 alloggi in edilizia convenzionata ordinaria, con costi di assegnazione attorno ai 3.800 euro/mq, che andranno a finanziare 100 alloggi di edilizia residenziale pubblica (ERP), con canoni calmierati di circa 30 euro/mq all’anno. Un modello di rigenerazione che unisce efficienza, inclusione e sostenibilità, trasformando un’ex area industriale in un nuovo polo urbano all’insegna del benessere collettivo.

>> I NUMERI DEL NUOVO SCALO ROMANA

105.000 mq

residenze previste nel quartiere Scalo Romana, di cui il 50% in edilizia convenzionata e popolare inclusi i 1.700 posti letto del Villaggio

40.000 mq spazi per la comunità

320 appartamenti realizzati nel quartiere in edilizia accessibile

6%

fabbisogno di alloggi per studenti a Milano coperto dal Villaggio

- 25%

differenza dei prezzi convenzionati rispetto alla media di mercato

140 milioni di euro appalti alla filiera italiana

30 mesi

durata del cantiere del Villaggio

4 mesi

prossima sfida di riconversione da opera olimpica a studentato

0 emissioni del Villaggio

CIPRA

La campana giusta a cura di Marrano

Per qualcuno la solita inutile e costosa iniziativa europea. Per altri l’unica vera fonte di informazioni e di ispirazione attraverso la condivisione di buone pratiche sullo stato delle Alpi. Per molti, quasi sicuramente la maggioranza, il nulla assoluto. CIPRA? Boh, mai sentita. Cos’è, il nome di un cosmetico o del Comitato Italiano Protezione Animali? A beneficio di quest’ultimi, magari in particolare di quelli arrivati in montagna di recente con l’onda social in divisa multibrand, vediamo allora di fare un po’ di chiarezza con qualche breve cenno storico...

CIPRA è l’acronimo di Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi, un’organizzazione non governativa fondata il 5 maggio 1952 a Rottach Egern, in Germania. Il nome indica già in maniera chiara la missione di questo organismo, la cui idea originaria era nata a Bruxelles nel 1950, all’interno dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura – iucn.org - in risposta alla prospettiva di sviluppo di grandi progetti idroelettrici previsti all’epoca all’interno del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Attualmente ha una sede centrale a Schaan nel Principato del Liechtenstein e dalle rappresentanze dislocate in tutti gli stati alpini. In Italia la sede della presidenza e della direzione generale è Torino, a cui si affianca la sede di Bolzano per l’Alto Adige/Südtirol. Ne fanno parte, come detto, rappresentanti di tutti gli stati alpini, quindi, oltre all’Italia, la Germania, la Francia, la Svizzera, l’Austria e la Slovenia, che operano a livello locale su coordinamento di CIPRA International insediata presso la sede centrale di Schaan. L’attività di CIPRA, a scanso di equivoci, è sostenuta economicamente da donazioni private, provenienti da fondazioni a supporto di progetti specifici e, occasionalmente, da contributi pubblici volontari rilasciati da enti locali sempre a supporto di iniziative specifiche con ricadute territoriali.

Nel corso di oltre 70 anni di attività, la Commissione ha promosso progetti di studio e di ricerca sulla condizione ambientale e socioeconomica delle Alpi, mettendo in luce da un lato criticità e dall’altro buone pratiche, con lo scopo di sensibilizzare le istituzioni e i soggetti privati nell’intraprendere azioni concrete per la salvaguardia e lo sviluppo dello spazio alpino. Temi come la biodiversità, la crisi climatica, la criticità idrogeologica o lo spopolamento della montagna, tanto di moda in questi giorni, sono da sempre al centro dell’attenzione da parte della Commissione, che fin da tempi non sospetti parla con cognizione di causa di sviluppo sostenibile della montagna. Personalmente confesso di aver scoperto CIPRA solo nel 2007 quando, per ragioni professionali, mi è capitato fra le mani il volume NOI ALPI, 3° Rapporto sullo Stato delle Alpi, una pubblicazione nella quale si leggono dati e rapporti che oggi, a distanza di quasi 20 anni, risultano di piena attualità, lasciando intendere che il lavoro di questa

realtà è ben radicato e fondato su solide competenze. Ciò che più colpisce e in un certo senso crea disagio, è dover registrare, a fronte della lettura, i gravi problemi di udito a carico delle massime istituzioni, in Italia come negli altri stati alpini, rispetto ai tanti richiami lanciati da CIPRA e alle relative proposte di azione basate su buone pratiche locali veramente virtuose.

Per uno geneticamente scettico come Marrano, CIPRA non è probabilmente la Sibilla Cumana in grado di fare profezie sul futuro delle Alpi ma di certo, seguendo con attenzione i contenuti proposti nelle relazioni dei suoi attivisti e mettendo il naso in uno degli interessanti convegni organizzati, guarda caso, quasi sempre fuori dall’Italia, gli spunti di ispirazione possono essere davvero notevoli. Ciò soprattutto per quegli amministratori locali italiani avvezzi all’abuso della parola territorio, cui spetta l’onere di tradurre in pratica le tante buone intenzioni dichiarate quotidianamente sulle testate locali o sui rispettivi canali social, ogni qualvolta si tocchi l’argomento montagna.

Sul futuro della montagna, sia essa alpina o appenninica, si è detto e scritto molto nel nostro bizzarro Bel Paese che, vale la pena ricordarlo, è montuoso per circa il 35% della propria superficie. Le recenti catastrofi ambientali che hanno colpito le Alpi, in particolare la Svizzera, dove il villaggio di Blatten, nel Vallese, è stato letteralmente cancellato dal crollo del ghiacciaio sovrastante, hanno portato al centro dell’attenzione il tema del costo per il mantenimento in sicurezza delle comunità montane. Perché a una montagna sempre più fragile e rischiosa, anche sul piano politico, corrisponde un costo economico e sociale sempre maggiore, che si riflette indirettamente sulle comunità di pianura. Una situazione complicata e paradossale, se si pensa che il settore immobiliare si sta già da tempo leccando i baffi osservando la tendenza ormai evidente all’aumento di interesse proprio da parte degli abitanti delle città di pianura verso il trasferimento di residenza nelle piccole comunità di montagna, magari in quelle meno esposte ai flussi turistici e in avanzato stato di abbandono. Il futuro della montagna, dunque: un tema attuale e carico di contraddizioni, del quale si parla in tanti, ma davvero in pochi con piena consapevolezza.

È ormai quasi sera nel villaggio alpino, ma potremmo essere anche sulla Maiella o in Aspromonte. L’aria leggera di inizio autunno muove il bosco che ha ormai i colori del fuoco. Dopo una delle ultime giornate al pascolo, le vacche stanno rientrando in stalla e il suono delle loro campane, portato dal vento, si sente fino nel fondovalle. Fra le tante campane che sanno di montagna, mi fermo a pensare che la campana della CIPRA, forse, potrebbe essere davvero quella giusta a cui dare finalmente ascolto.

*Lafuori. Una pagina pubblicitaria in meno, uno spunto di riflessione in più. Lafuori non è un nuovo brand outdoor fondato da due giovani mountain runners appassionati di climbing. Non è l’account Instagram di un influencer. Non è nemmeno il nome di una falesia segreta di un’isola sconosciuta del Mediterraneo o di un hotspot di Hokkaido dove cade la neve più polverosa del mondo. Lafuori è il titolo del contro editoriale di Outdoor Magazine. Un racconto libero e disincantato dell’outdoor scritto sotto mentite spoglie.

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